Media
19.02.2018 - 09:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Baranzini, "anche voi media privati siete competenti e andate ricompensati: il Consiglio Federale dovrà ragionarci Ma non disperdiamo il patrimonio della RSI"
Il professore, fra i convinti oppositori a No Billag a, sostiene il connubio fra pubblico e privato. "È un pungolo per il servizio pubblico, se mi intervista TeleTicino viene una persona, la RSI ne manda due... Se nell'iniziativa non si fossero tolte difesa delle minoranze e dei cantoni poveri, si poteva discutere"
BELLINZONA – No Billag, stiamo arrivando al rush finale. Nei giorni scorsi è balzato agli onori della cronaca Radio 3iii, con l’impresa dei Blues Brothers: avrà influenza? Abbiamo parlato dell’iniziativa con il professor Mauro Baranzini, al quale abbiamo posto questo quesito. Ha parlato dell’importanza della pluralità dell’informazione, spiegando il futuro che desidera anche per i media privati, non solo quelli che ricevono parte del canone (come noi di TicinoLibero, per esempio).
Mancano pochi giorno al voto, le schede sono già nelle case. Cosa sentite dopo questa lunga campagna?“Sì, è stata lunga, forse anche troppo, noi ci siamo mossi già alla fine di maggio perché volevamo vedere quanto la gente volesse bene alla nostra radiotelevisione. Siamo dunque scesi in strada, andando ai mercati, facendo conferenze. Desideriamo mettere in evidenza che la radiotelevisione è un bene insostituibile per i ticinesi, abbiamo sempre messo l’accento sull’aspetto positivo e propositivo. Non diciamo che non bisogna far qualcosa, ma non tocca a noi, semmai ai quadri dirigenti, se l’iniziativa non passa. Se invece vince il sì, si andrà verso la chiusura in pochi mesi di tutte le catene nazionali”.
Le sensazioni quali sono? I sondaggi sono favorevoli a voi.“Siamo coscienti del fatto che le iniziative beneficiano di forti appoggi e che poi quando ci si rende conto di che cosa si va a votare si cambia opinioni. Noi abbiamo sempre cercato di spiegare su quale articolo si va a votare, uno che toglie il servizio pubblico alla radiotelevisione, lo vuol privatizzare, lo potrebbe far finire in mano a gruppi stranieri, e Svizzera italiana, romancia e anche francese soffrirebbero”.
Mettete l’accento sulla RSI, ma TeleTicino che ruolo ha avuto e ha? Soprattutto ora che è agli onori per il record del Blues Brothers…“Ho sempre studiato e insegnato in università private, sono presidente del CdA della Clinica Luganese, un privato. L’USI è partita con uno statuto quasi privato. Credo che il privato debba avere il suo spazio, ma una radiotelevisione non può partire su base come quella che ci viene proposta nella votazione, servono i requisiti di ora: la difesa delle minoranze, dei cantoni poveri, l’attenzione sulla valli e a tutte le componenti della società. Se avessero lasciato l’articolo 93b, che ritengo molto importante, si sarebbe potuto discutere. Io guardo sovente TeleTicino e tifo che possa continuare a vivere, probabilmente il Consiglio Federale dopo questa votazione darà, ed è giusto, di più alle radio private, ai siti privati, che fanno un servizio eccellente. Penso che dovrà chinarsi anche sulla protezione della stampa e dei siti privati, dato che si chiede che la televisione non porti via tutti gli introiti pubblicitari. Sono disposto a pagare di più per difendere voi, la stampa, che siete importanti. Siete un pungolo sul servizio pubblico. Quando viene a intervistarmi una persona da TeleTicino ne viene una sola, per la RSI due o tre. Il convivere di pubblico e privato è una delle caratteristiche importanti della società”.
Ciò che lei dice, dei pochi mezzi, fa tornare in mente quando Quadri dice che si può fare tv con un telefonino. Forse è eccessivo, ma TeleTicino e i Blues Brothers non hanno mostrato che si può? Il record e il grande affetto del pubblico potranno avere un ruolo o tutto si esaurirà con i complimenti?“Per me non ci si limiterà alle pacche sulle spalle, la campagna secondo me ci ha fatto prendere coscienza che i problemi esistevano e non si sono voluti affrontare. Non toccherà a noi, ma il Consiglio Federale, le Camere e la dirigenza della SSR, dovranno lavorare affinchè si lavori assieme tra pubblico e privato. Io rispetto i privati, come voi, come la RSI. Abbiamo parlato della professionalità dei giornalisti RSI, credo che anche nel privato ci siano persone con grandi competenze ed è corretto che abbiate una retribuzione che le rispecchi. Sono pronto, e come me, a pagare di più per garantirlo”.
Vuol lanciare un ultimo appello a chi è ancora indeciso?“Siamo in una società in cui non possiamo avere certi servizi gratuitamente. Paghiamo l’andare a Zurigo in treno, per avere un’ottima scuola e la migliore sanità del mondo, dobbiamo essere pronti a farlo anche per l’informazione. Pensiamo alla radioscuola in tempo di guerra, un mezzo di formazione per tenere unito il paese: non buttiamo via questo patrimonio, e lottiamo per la pluralità delle informazioni”.
Paola Bernasconi