POLITICA
Minotti-show: "la SSR è un'emittente leccapiedi del Consiglio Federale È un connubio! I posti di lavoro? Chi è bravo si riciclerà"
Fa parte del Comitato No Billag Ticino e attacca: "al massimo si attacca l'esercito, in mano agli UDC. Non c'è un piano B? Sarebbe irragionevole. Se passa il sì, serve un risparmio serio. Da noi, si dimezzerebbero i posti di lavoro ma d'altronde la RSI è un mondo irreale"
POLITICA

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BELLINZONA – È un fiume in piena, Camillo Minotti. Fa parte del Comitato No Billag Ticino, e ha le idee chiare. Sa cosa rimproverare alla SSR, addirittura quasi di determinare, o almeno essere “complice”, nella linea politica del Consiglio Federale (che non approva). E i posti di lavoro? Parla di dispiacere, ma è convinto che chi vale si riciclerà.

“Trovo bizzarro, se non peggio, che ripetono di non avere il piano B. Se davvero in sei mesi o un anno non avessero elaborato un piano nell’evenienza che No Billag passi, sarebbero degli irresponsabili. Credo che a livello nazionale qualche ideina se la saranno fatta: negano, ma sarebbe irresponsabile. Qualsiasi direzione d’azienda deve pensare a tutte le eventualità, c’è una responsabilità aziendale verso gli impiegati”, inizia.

Cosa accadrà, secondo lei, se vinceste la votazione?

“Non è assolutamente vero che questa iniziativa comporti la fine della SSR. In Ticino sarebbe più difficile. La SSR in genere dovrebbe ridimensionarsi, togliere qualche canale, fare misure di risparmio serie, non come è stato fatto sinora. Evidente che nella RSI questo si vedrà in maggior misura. Quando si dovrà risparmiare davvero, si tenderà a farlo ancora di più. La RSI ha una condizione privilegiata, assolutamente fuori di testa, è un mondo irreale (ride, ndr). Una tv con 1100 impiegati con 300mila abitanti? Siamo sovra mediatizzati, è assurdo. Se uno coltiva una zucca di 22 chili viene detto al Quotidiano (ride ancora, ndr). Che una tv di servizio si abbassi a queste notiziole vuol dire che… vabbé, è un mio sfogo personale”.

Lei perché si è schierato con No Billag?

“Fondamentalmente mi scoccia dover pagare il canone. Per fortuna non sono obbligato ad abbonarmi, per esempio, a La Regione o al Corriere del Ticino. Leggendo gli articoli un giorno su due mi arrabbierei, ma almeno non pago. E con la RSI idem, non è affatto equilibrato. Dicono che poi si sarà manipolati, in mano al privato, e adesso cosa siamo?”.

Cosa siamo, secondo lei?

“È un’emittente di Stato e di leccapiedi del Consiglio Federale. Si fanno reciproci favore. Doris Leuthard concede tutto quanto la SSR chiede, dal canone al permesso della pubblicità su Internet, perfino l’assurdità dell’accordo con Ringier, e in cambio la SSR servizievolmente sostiene il Consiglio Federale sulle scelte di fondo. Al massimo criticano il militare che è in mano all’UDC, i sinistroidi si sfogano. Sennò sono un’emittente di Stato ed è pericoloso. Manipolano l’opinione pubblica. Se vi votasse ogni cinque anni sull'Europa potremmo tener testa, grazie per esempio a Blocher. Ma non ogni sei mesi! Dunque, le votazioni vengono vinte da Berna. E continuando a dibattere, l’accordo quadro con l’UE rischia di passare, perché i contrari non sono sempre pronti a raccogliere fondi e a creare una campagna. Con una SSR così è difficile tener testa a un certo orientamento politico”.

Quindi se non ci si oppone fermamente alla politica europea come vorrebbe l’UDC è colpa della SSR, a suo avviso?

“Parecchio sì, non solo. Dare loro la colpa vorrebbe dire liberare il Consiglio Federale dalle sue responsabilità. Ma i parlamentari sono influenzati perché hanno bisogno della SSR, i politici devono andare in tv a farsi vedere e vogliono avere una buona immagine. È un connubio, non si capisce chi determina la linea, uno sostiene l’altro. Le radio tv private a livello svizzero non contano un fico secco, anche se TeleTicino è più spigliata”.

E dei posti di lavoro cosa dice?

“A livello ticinese, bisogna essere onesti, sarebbe ridimensionata in modo massiccio. A medio termine i posti di lavoro si dimezzerebbero. Mi dispiacerebbe per i singoli, però negli ultimi 20 anni si sono persi 2700 posti di lavoro sulla piazza finanziaria, e nessuno è sceso in piazza. Anzi, parte della sinistra, spalleggiata dalla SSR, quasi se ne rallegrava. C’era una Schadenfreude quando le banche andavano male… Ovvio, dispiace, non è colpa degli impiegati della RSI, non possono influire sulla linea della tv, magari non sono né di sinistra né responsabili. Se perdono il posto, succede, come accadrà alle Officine. In parte si ricicleranno, se sono buoni giornalisti non avranno difficoltà”.

Vede un quadro dominato dalle tv estere? Lo preferirebbe a quello attuale?

“I contrari mentono su un punto: non è vero che sarebbe una ghigliottina immediata, dato che ci vuole una legge d’applicazione. E l’esperienza insegna che ci vorrà un anno e mezzo, se va bene, sennò anche due o tre. È stato detto esplicitamente dalla signora Leuthard: in ogni caso, non è applicabile direttamente, pur se di disquisisce su questo punto. La messa all’asta, l’arma segreta usata da alcuni per farla respingere, è un falso problema. Per far sì che accada la legge di applicazione deve stabilire le condizioni, e esse potrebbero essere che si vogliono solo svizzeri, facendo cadere lo spauracchio delle tv estere che colonizzerebbero il nostro terreno mediatico”.

Paola Bernasconi

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