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26.10.2017 - 09:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Bignasca non fa sconti, "se la RSI non si preoccupa del Ticino, perché il Ticino deve preoccuparsi della RSI?"

Il leghista avrebbe visto di buon occhio un controprogetto, ma voterà sì a No Billag. "Se il territorio ticinese non li difenderà sarà solo perché per anni si sono dimenticati di esso. E la sconfitta avrà una data molto precisa, quella del 9 febbraio. I posti di lavoro? Penso che..."

BELLINZONA – È categorico, Boris Bignasca. “Se il territorio ticinese non difenderà la RSI in questa battaglia sarà soltanto perché la RSI si è dimenticata per anni di difendere il suo territorio. E le dirò di più: se perderanno, questa sconfitta avrà una data molto precisa, che non sarà il 4 marzo, ma il 9 febbraio 2014. Quel giorno, e nei giorni immediatamente successivi, la RSI ha completamente strappato il suo legame con una parte del tessuto sociale ticinese”. Ovvero, chi è causa del suo male pianga sè stesso,  se dovesse vincere No Bllag.

Interpellato sulla questione da liberatv.ch, il leghista ha detto che voterà sì. “Purtroppo non è colpa nostra se il Consiglio Nazionale non ha dato spazio a un controprogetto, con un canone fissato a 200 franchi all’anno, che sarebbe stato un compromesso capace di trovare una larga maggioranza. Il centro-destra ha provato ad offrire un’alternativa, ma i partitoni vicini alla SSR hanno voluto forzare la mano e mettersi in questa situazione di “tutto o niente”.

E dei posti di lavoro che potrebbero andar persi Bignasca, in fondo, non si preoccupa, perché “non vedo perché mi devo preoccupare dei posti di lavoro della RSI quando la RSI non si è mai preoccupata dei posti di lavoro dei ticinesi. Ribadisco: la RSI è un’organizzazione talmente importante e imponente che se non riuscirà ad ottenere il consenso della popolazione, sarà solo colpa sua”. Come se non dovesse, con 250 milioni di budget, riuscire a trovare il consenso degli elettori.

Rimprovera sostanzialmente la poca trasparenza (vorrebbe conoscere gli stipendi di alcuni dirigenti e conduttori, per esempio) e, come molti uomini di destra, la linea troppo a sinistra, non solo nelle questioni di casa nostra.
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