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Cronaca
13.06.2017 - 13:430
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

"Violate le leggi, con uno schiaffo alla salute pubblica e allo stato di diritto". Due associazioni, tre sezioni di partiti e 141 cittadini contro il rally

È stato inoltrato un ricorso formale al Tribunale Amministrativo. "Il Consiglio di Stato non ha tenuto conto del Piano di risanamento dell'aria. Ed è stato disposto che possa svolgersi anche con ricorsi contrari... non ci va bene!"

CHIASSO -  Il rally previsto nel Mendrisiotto, atteso dagli appassionati, non piaceva a molti, vista la situazione dell’inquinamento della zona.

Secondo diversi esponenti, nell’organizzarlo non si è tenuto conto del “Piano di risanamento dell'aria (PRA), uno strumento vincolante per le autorità cantonali e comunali che vuole mitigare l'inquinamento eccessivo dell'aria: esso statuisce letteralmente che nel Mendrisiotto e negli agglomerati qualsiasi manifestazione motoristica è vietata dopo il 15 giugno. Questa disposizione vuole in particolare contenere le concentrazioni di ozono nell'aria che col caldo e il bel tempo salgono alle stelle e che traggono la loro origine dalle emissioni industriali, domestiche e dal traffico”.

Dunque, ecco il ricorso. Due associazioni cantonali e tre sezioni locali di partiti, assieme a ben 141 cittadini, hanno inoltrato al Tribunale amministrativo cantonale un ricorso congiunto contro il Rally Ticino 2017, basato sul fatto che “il Consiglio di Stato ha violato chiare disposizioni del piano cantonale di risanamento dell'aria che escludono lo svolgimento del rally”.

I ricorrenti contestano al Consiglio di Stato, oltre che di aver ignorato i vincoli sopra citati, “di minimizzare il rischio di danni alla salute della popolazione autorizzando il rally in un periodo in cui l'inquinamento atmosferico è solitamente altissimo e ciò malgrado il preavviso negativo della Sezione per la protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo”.

Secondo loro, “la modalità del Rally moltiplica a dismisura il traffico, il rumore e gli intralci connessi ai numerosi spostamenti degli equipaggi e del pubblico al loro seguito tra una prova speciale e l'altra. Tali spostamenti sarebbero stati evitabili con una pianificazione più accorta della manifestazione sempreché la si voglia davvero proporre; anche per il rispetto del PRA sarebbe bastata un po’ di buona volontà (anticipare di due settimane). Il Consiglio di Stato in questo frangente sembra dunque disimpegnarsi dal rispetto delle leggi e dei principi giuridici a tutela della salute”.

Addirittura, “ritengono comunque che il Rally sia diseducativo perché esalta gli aspetti più insostenibili della mobilità motorizzata premiando il rischio e l’alta velocità sulle nostre strade. A quasi 15 anni dal bando del piombo nella benzina, deciso per ridurre i danni alla salute pubblica, i rallisti possono ora nuovamente attingere, col beneplacito delle autorità, alla benzina al piombo, "un privilegio" assurdo e anacronistico a detta dei ricorrenti”.

Per prevenire una verifica della correttezza dell'autorizzazione, la Sezione della circolazione ha predisposto che la manifestazione possa svolgersi anche in caso di ricorsi contrari. I ricorrenti “chiedono ora al Tribunale amministrativo cantonale di revocare questa disposizione scandalosa che nega alle persone toccate la possibilità, garantita dal nostro ordinamento statale, di difendere i propri interessi. È inaccettabile”, secondo loro, “che in tal modo le autorità tentino di sottrarsi all'obbligo di rispettare esse stesse le leggi e le proprie disposizioni emanate a tutela della salute pubblica”.

Il primo firmatario tra i 141 cittadini ricorrenti è il Dott. Giorgio Noseda di Morbio Inferiore; al ricorso aderiscono inoltre i Cittadini per il territorio del Mendrisiotto, l'Associazione Traffico e Ambiente della Svizzera italiana, Pro Natura Ticino e le sezioni locali de I Verdi del Mendrisiotto e di Lugano come pure del Partito socialista Mendrisiotto.
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