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Cronaca
28.09.2017 - 11:410
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Il grido d'allarme di un gruppo di cittadini. "O si svolta o si chiude. Per l'aeroporto non vogliamo politici e un concorso pilotato ma tecnici"

Con la competenza del comandante Silvano Manera, messe in evidenza diverse criticità, dalla responsabilità giuridica ("lo sa, il sindaco?") alla concessione, dal GPS di cui si parla da quasi vent'anni ai finanziamenti pubblici. Fino al disinteresse del Cantone

LUGANO – “Siamo un gruppo di cittadini. Il partito degli scontenti? No, dei proponenti”. A prendere la parola per primo è Aldo Ferrini.

Fra meno di una settimana, si voterà per scegliere i tre nuovi membri del CdA della LASA, e a breve verrà designato il direttore di Lugano Airport. Come contribuente, ha voluto porsi alcune domande, pesanti come macigni. Le elenca, “perché vista la situazione, quando tre membri hanno lasciato il CdA, non si ha pensato di cambiarli tutti? Di chi sarebbe la responsabilità in caso di incidente, dato che la concessione federale è stata data al Municipio di Lugano: il sindaco è consapevole che sarebbe sua?”.

L’aeroporto è fondamentale per Lugano, ma non piace come è gestito. Ha provato a parlarne col sindaco Marco Borradori, proponendo l’audizione del comandante Silvano Manera, un’assoluta autorità in campo aeronautico, ma Emilio Bianchi, del CdA, e ora direttore ad interim, non ha dato risposta. “E abbiamo un Cantone che si disinteressa totalmente di questo scalo”, incalza. “Inoltre, i partiti si sono messi d’accordo per far entrare nel CdA i loro membri, un socialista, un leghista e un liberale, indipendentemente da quanto sappiano di aeronautica. Il PLR, almeno, ha scelto qualcuno di competente, e poi ci sarebbe il candidato apolitico portato dall’UDC”. Il suo invito, tacito, è che almeno loro due vengano scelti. “Siamo di fronte a un concorso pilotato”, ripete, più volte.

Ma quali sono le criticità di Lugano Airport? I finanziamenti pubblici che non sono legali, il fatto che la concessione, appunto, sia stata subappaltata alla LASA, che l’accountable manager sia una persona che non è quella che dirige lo scalo: è lui a essere responsabile davanti all’UFAC.

Le elenca tutte Silvano Manera, che è convinto della sicurezza dello scalo, ma insiste anche sul fatto che basterebbe dotare l’aeroporto di un sistema GPS, di cui si parla dal 2000, per permettere a molte compagnie di atterrarvi. “Lugano ha tante alternative, come aeroporti, vicine, non bisogna competere bensì collaborare”, spiega pacato il già Direttore di un’autorità aeronautica europea. Primo fattore, l’intermodalità: “usiamo quelle che c’è. Per esempio, quanti sono consapevoli del fatto che dalla stazione di Lugano parta un trenino che va all’aeroporto? Andrebbe collegato con tutti i mezzi di comunicazione”.

“I regolamenti europei sono stringenti, però se conosciuti offrono molte possibilità”, ribadisce, come a intendere: vanno capiti e compresi a fondo. La pista nuova? “Allungarla ora vorrebbe dire passare ad un’altra categoria e dover aumentare le norme anti incendio, non conviene. Come non vale la pena far crescere le infrastrutture se non c’è il traffico sufficiente, e al momento, all’ora, ci sono più impiegati che passeggeri. L’interazione col territorio è basilare, perché se si costruisce qualcosa di nuovo, ci si indebita, e gli interessi si pagano grazie ai ricavi che vengono dal commercio locale, dagli alberghi, dalla ristorazione, non certo dai voli”.

E di commercio e interazione parla Federico Haas, di Hotelleriesuisse. “Un aeroporto attrattivo può solo aiutare il turismo. Vorremmo degli obiettivi chiari, che qualcuno ci interpelli per capire dove puntare. Ci serve uno scalo connesso e affidabile, non dove ogni due per tre vengono annullati voli: dobbiamo puntare sul turismo d’affari, oltre che quello congressuale. A Bilbao, per esempio, quando nacque un centro culturale, lo scalo si sviluppò: noi abbiamo il LAC, che è costato molto ma di cui siamo felici”. E chiede, “lasciamo da parte chi non ha visioni, vorrei che siano sentite persone che sanno, per dare una mano a questo scalo”.

È lo stesso che chiede, in rappresentanza del trasporto privato, Massimo Frassi. “Con un’organizzazione fatta da tecnici si può crescere”. Cita il congresso dei medici, per cui con la sua azienda ha organizzato oltre 400 trasporto, di cui solo una dozzina provenienti da Agno, troppo poco. “E perché i voli privati vengono spesso deviati? Non è un mercato interessante?”.

Infine, riprende la parola l’avvocato Ferrini. “Almeno voi della stampa, ditelo: questa è la strada sbagliata, un concorso pilotato non è la direzione giusta. Vogliamo dei tecnici, Deillon e Franco. Siamo sicuri, oltretutto, che con queste prospettive, l’Adria rimarrà?”.

Tutti interrogativi pesanti, che coinvolgono il futuro e il Municipio. Allarga le braccia, Ferrini, e conclude: “o si rilancia, o tanto vale mettere, al posto dell’aeroporto, una piantagione di cannabis. Ora esagero, però ribadisco che vogliamo dei tecnici!”
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