CHIASSO – Piero Marchesi è da sempre appassionato di rally ed ha anche corso. Per questo ha da sempre sostenuto il Rally Ronde, che è finito di nuovo sotto attacco dalla denuncia di alcuni residenti, secondo cui non si è prestata abbastanza attenzione alla sicurezza non solo dei concorrenti ma anche degli addetti al pubblico.
“Balle!”, tuona su Facebook. “Chi conosce il mondo delle corse automobilistiche sa che ci sono regole molto severe sulla sicurezza, l’organizzazione del Rally del Ticino non solo le rispetta, ma le rende ancora più rigide. Per regolamento le auto da corsa sono molto sicure, devono obbligatoriamente essere munite di gabbie di sicurezza e impianti di spegnimento per eventuali incendi. Gli equipaggi devono avere tute e indumenti ignifughi, caschi e collari di ultima generazione”, spiega.
“Il percorso prima dell’inizio della gara viene controllato e verificato dal direttore di gara o dai suoi addetti e se le condizioni di sicurezza non fossero garantite la gara non parte. Le uscite di strada sono generalmente limitate ma possono accadere, in caso di danni a oggetti e proprietà l’assicurazione interviene”.
La sicurezza è dunque al 100%? La sua risposta è “no, in nessun sport può esserci rischio zero (nemmeno rimanendo a casa sul divano), ma utilizzare l’aspetto sicurezza per combattere uno sport che a una parte politica non piace lo trovo sbagliato, meschino e subdolo”.
E incoraggia gli organizzatori e non solo a reagire. “Spero in una robusta presa di posizione a sostegno del Rally del Ticino e dell’organizzazione anche da parte dell’ACS, un attore importante nella promozione degli sport automobilistici nel nostro Paese”.