CRONACA
Quartieri ghetto, come ci si arriva e come se ne esce. Da via Maderno a via Odescalchi
La presidente dell'Associazione Svizzera Inquilini Elena Fiscalini ammonisce: "Non aspettate di arrivare a casi estremi, cercate di intervenire il prima possibile". Chiasso mostra come si può risorgere dalle proprie ceneri
via Odescalchi a Chiasso ai tempi

BELLINZONA/CHIASSO – Il Municipio bellinzonese assicura che lo stabile in via Manderno, dichiarato inabitabile, sia l’unico caso in Città. Ma come prevenire l’insorgere di questi palazzi della vergogna?

Si parte dagli occupanti, spesso messi lì dalle autorità sociali, come appunto casi difficili. Per poi passare a un clima difficile, e infine, ogni tanto, degenerare. Casi di microcriminalità, appartamenti infine sfitti, o tenuti male, con rifiuti, mobili ammassati, nel caso di Bellinzona addirittura siringhe.

Cosa fare per non arrivare a questi punti? Interpellata da La Regione, la presidente dell’Associazione Svizzera Inquilini Elena Fiscalini ha ammonito di “non aspettare di arrivare a casi estremi ma di cercare d’intervenire il prima possibile”. Su questo ovviamente concordiamo, ma quali sono i segnali?

Se molti temono che lamentandosi il padrone di casa possa decidere di dar loro la disdetta, Fiscalini specifica che la legge li protegge. Dunque, giusto farsi sentire, se qualcosa non va: apparecchi non funzionanti o danni all’immobile vanno sistemati dal padrone. Se egli non interviene, si può arrivare a depositare la pigione all’Ufficio di conciliazione in materia di locazione, se infine nessuno fa nulla, si può chiedere la diminuzione del costo dell’affitto. 

Ma ci sono anche quartieri che risorgono, per così dire, dalle ceneri. Via Odescalchi a Chiasso era indicato spesso come una zona ghetto: casi sociali, criminalità, clima poco edificante. Un punto di svolta è stato l’omicidio del 2015. Da lì, è stato messo in atto un intervento importante di riqualificazione urbana e abitativa.

Il nuovo proprietario dello stabile che era il simbolo del degrado, un locarnese, ha voluto sistemare il palazzo. Basta tossici e persone con situazioni difficili, ora c’è una realtà abitativa residenziale, in cui sono stati rifatti, arredi e serramenti degli appartamenti e i dettagli degli spazi comuni, dalle solette alle facciate fino agli scantinati. Agli inquilini problematici è stato imposto lo sfrato, e piano piano il palazzo si è reso pronto a accogliere famiglie di lavoratori. Con la sicurezza che ora è decisamente aumentata: il comune di Chiasso ha contribuito con la presenza della Polizia, ma ovviamente con meno casi problematici, vi sarà meno necessità.

Insomma, la speculazione edilizia, ovvero il voler inserire inquilini che vivono supportati dalla società, un’entrata sicura per i proprietari ma che spesso porta problemi che gli stessi ignorano, volendo solo incassare, fa arrivare a casi come quelli di via Maderno. Ma con buona volontà, se ne può uscire. Tenere gli occhi aperti alle condizioni del palazzo dove si vive è la regole: poi capitano episodi come quello dell’appartamento-discarica di Pregassona. Avvertire per tempo chi di dovere è d’obbligo.

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