LUGANO – “Non ti sei preoccupata per me. Dovevi pensare all'azienda”. Questo diceva l’sms dell’ex datrice di lavoro di una donna licenziata perché rimasta incinta. La bimba ha ormai due anni e lei si è rivolta al giudice di pace, presto andrà in Pretura.
La storia la racconta tio.ch, ed ha dell’incredibile. La scelta di sciogliere il suo contratto non le è stata comunicata sino a poco prima del previsto rientro al lavoro dopo la nascita della bambina, perché la datrice di lavoro temeva che la giovane non si sarebbe impegnata sino alla fine. “Adesso puoi fare la mamma a tempo pieno”, le ha scritto.
In queste parole, non si può che leggere un aut aut. O mamma o lavoratrice. Ma non deve essere così, soprattutto nel 2019. Eppure, qualche casi in Ticino c’è. Una decina le donne che perdono il lavoro in gravidanza, il doppio al rientro.
Di certo, a far male alla protagonista, oltre all’essersi sentita inefficiente per le critiche ricevute dopo aver annunciato di essere in dolce attesa, la frase: “Avresti potuto usare i preservativi”. Sconcertante.