LUGANO – Vengono per alcuni giorni a lavorare in Ticino, poi spariscono e tornano magari il mese dopo. Probabilmente in nero. In un’opinione dei giorni scorsi, il consigliere comunale luganese Omar Wicht, della Lega, denuncia il frontalierato mordi e fuggi.
“È un fenomeno in forte crescita, invisibile e forse per questo difficile se non impossibile da controllare e sanzionare dalle autorità”, scrive.
Di cosa si tratta? “Mi spiego meglio: mi sono giunte appunto diverse segnalazioni molto attendibili, di cittadini italiani che vengono a lavorare in Svizzera, soprattutto in Ticino per 2 o 3 giorni al mese, a volte anche 1 settimana di fila, senza notificare nulla a nessuno e, naturalmente, in nero. Hanno contatti per occupare una camera di solito e lasciano una percentuale al “datore-disonesto” di lavoro”.
Conosce un caso concreto, per esempio. “In un salone da parrucchiera del centro città, ad esempio, arriva mensilmente un parrucchiere dalla vicina Italia, si ritaglia 3 giorni al mese, avvisa le clienti, concentra gli appuntamenti e si porta a casa un bel gruzzoletto. Tutto questo chiaramente esentasse e senza oneri sociali”.
“Anche in molti altri settori vige questo trend, sopratutto sono ex frontalieri che, avendo capito l’andazzo e avendo diversi contatti nel nostro territorio, riescono con questo “giochetto” a portarsi a casa la pagnotta in pochi giorni di lavoro, chiaramente a discapito della nostra economia”, aggiunge, chiedendo che qualche granconsigliere si chini con un atto parlamentare sul tema.