Politica
29.05.2017 - 17:070
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Via libera per la civica. Bertoli parla di iniziative propagandistiche, Galeazzi: "modo subdolo", Ferrara: "come si fa a insegnare civica se non c'è rispetto?"
Lanciate diverse frecciatine in aula. Pronzini nega che i docenti sono stati interpellati e punzecchia Gobbi e Beltraminelli, Morisoli difende gli iniziativisti. Ma alla fine i sì sono 69
BELLINZONA – Dopo una lunga, lunghissima discussione, con molti interventi e, soprattutto nel finale, anche alcuni battibecchi a distanza, l’insegnamento della civica e dell’educazione alla cittadinanza è realtà. Ci sono voluti quattro anni, come hanno sottolineato in molti, ma alla fine si è giunti a un compromesso, che ha accontentato la larga maggioranza dei deputati: 69 infatti i sì contro i soli 9 no e le 4 astensioni.
Ci saranno dunque due ore di civica mensili, scorporate da storia, alle medie, con nota, e per la scuola post obbligatoria verranno selezionate di anno in anno le materie in cui introdurre, anche qui due mensili. Il progetto non partirà certamente a settembre, ha specificato il Ministro Manuele Bertoli.
I liberali si sono trovati non compatti, anche se la maggioranza ha sostenuto l’iniziativa. “Non ci è piaciuto il comportamento poco lineare degli iniziati visti”, ha detto Franco Celio, sottolineando come tutti questi dibattiti potevano essere evitati applicando quanto deciso dal Parlamento nel 2002, su spinta del GLRT. “Non è solo colpa di Bertoli, anche se certamente il suo Dipartimento poteva far qualcosa in più dopo il famoso rapporto della SUPSI sull’insegnamento della civica”.
Un rapporto che tornerà molte volte nei discorsi, come in quello della socialista Tatiana Lurati, che ha voluto dire come gli alunni stessi, per esempio, riconoscevano le proprie lacune nella civica, di cui hanno una conoscenza frammentaria. Ma a suo avviso la grande occasione sta nel trasmettere l’educazione alla cittadinanza, “più importante e ampia, non solo tecnica, dove si forniscono le conoscenze per diventare cittadini, sul piano etico e sociale, con la tutela dei valori, contro razzismo e violenza. E su questi temi, più vicini alla loro esperienza, i giovani sono preparati”.
Sempre sul rapporto, Manuele Bertoli ha fatto notare come il 60-70% dei giovani si diceva interessato alle elezioni del momento, una percentuale ben più numerosa di quella dei maggiorenni che si recano alle urne.
Giorgio Fonio, indicando che il PPD avrebbe votato sì, ha fatto notare come “si obbliga il Governo a obbligare i docenti a insegnare la civica. Proprio la loro categoria è stata bistrattata a scopi propagandistici. La soluzione trovata ha ottenuto il nulla osta della Commissione all’unanimità, degli iniziativisti e del Dipartimento, oltre che dai docenti stessi, pur senza entusiasmo: chiedo a chi ha lanciato il testo di non voler andare al voto popolare, creando costi”.
Tamara Merlo in un brevissimo intervento ha appoggiato l’iniziativa, Sergio Morisoli ha polemizzato dicendo che “gli iniziativisti sono stati visti quasi come una distrazione, ma hanno mostrato che la democrazia diretta, dove anche il cittadino comune può dire la sua, funziona”.
Quando ha preso la parola Matteo Pronzini, sono cominciati i botta e risposta, poiché il deputato MPS riteneva che i docenti di storia non sono stati coinvolti, ricevendo la risposta da Guerra. Ma il discorso è stato un modo per punzecchiare ancora i Ministri di cui aveva chiesto le dimissioni, ovvero Gobbi e Beltraminelli, “non viene dato il buon esempio, anche dai Consiglieri di Stato”.
Se Massimiliano Ay ha detto che “insegnare in modo cattedratico è lo strumento migliore per far disinteressare gli alunni, mentre non vanno penalizzate attività come quelle autogestite eccetera” e Mattei si è detto preoccupato per la scarsa conoscenza non solo di civica ma anche di geografia della popolazione in genere, Bertoli rilanciato la polemica sulla necessità del votare consapevoli, attaccando iniziative che a suo dire sono propagandistiche.
Il che ha scatenato il disappunto del democentrista Tiziano Galeazzi che ha replicato, “in modo subdolo ha citato iniziative che al suo partito non sono piaciute, come Prima i nostri, definendole fumo negli occhi: impari lui la civica, prima!”. Poi, in un intervento successivo riguardo le carceri, ha colto l'occasione per scusarsi della parola utilizzata.
E se il Ministro non ha voluto rispondere, Natalia Ferrara ha chiesto al presidente Gianora un intervento sui termini, “come si possono imporre lezioni di civica se non si ha rispetto?”, ottenendo l’assenso del presidente.
Infine, la visione controcorrente di Nicola Pini voleva la civica non come materia a sé bensì all’interno di tutte le altre materie.
E col voto si conclude un dossier eterno: dopo 4 anni, luce verde!