POLITICA
Per un pugno di voti. Il PLR sicuro, "il patentino dei funghi era come la tassa di collegamento: colpiva i ticinesi"
I liberali attaccano Claudio Zali: "giusta la marcia indietro, ma avrebbe dovuto pensare prima al perché stava proponendo un mostro burocratico". Ovvero, a favor di urna...
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Bertagni e la parabola del buon fungo. "In Ticino si discute dei problemi e poi li si lascia declinare all'abbandono e all'oblio"

27 MAGGIO 2017
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Funghi, il Consiglio di Stato ritira il messaggio. Niente patentino, si prosegue come prima

26 MAGGIO 2017
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26 MAGGIO 2017
BELLINZONA – Un patentino per i funghi che avrebbe penalizzato, come successo con la tassa di collegamento, soprattutto i ticinesi e ben poco chi viene dall’Italia. Un mostro, dunque, utilizzato per mostrare di agire in ogni senso, un cavallo di battaglia per raccogliere qualche voto in più, ritirato in tempo.

Per il Partito Liberale Radicale, il patentino dei funghi proposto e ritirato da Claudio Zali è proprio questo, e al Ministro è rivolto un attacco attraverso Opinione Liberale, con un articolo firmato “il Barone Ruspante”

Zali, scrivono, si è mostrato più volte spregiudicato e non teme nessuno, “nemmeno lo spettro del Nano quando ha proposto la tassa sul sacco”, eppure questa volta si è fatto intimorire, si legge, “da un gruppo di soldatini”.

Come mai? Per i liberali, è chiaro: “il sospetto è che questa volta si sia accorto che proprio la stava facendo fuori dal vaso”. Non per il tema, ma sulla modalità. Insomma, si rischiava di imporre “un mostro burocratico, obbligando i cittadini a dotarsi di patentini vari per raccogliere quattro boleti da mettere nel risotto”. Senza calcolare che “avrebbe avuto più di una ragione per diventare rosso, soprattutto quando avrebbe dovuto spiegare ai ticinesi che il patentino, come la tassa di collegamento, avrebbe colpito soprattutto loro”.

Giusto, dunque, ritirare il messaggio, una mossa che per i liberali non sarebbe stata necessaria se “si fosse pensato dal principio a che cosa si stava proponendo e non al perché si stava proponendo”. Ovvero, “far vedere che ‘faso tutto io’”.

E poi l’affondo finale: “una sottile differenza nel modo di agire che contraddistingue il politico che cerca di fare qualcosa di utile per il paese da quello che pensa a come raccogliere qualche voto in più”. Superfluo specificare a quale gruppo il PLR ritenga che Claudio Zali appartiene.

E il partito è curioso di sapere se e come, domenica, il Mattino commenterà la marcia indietro.

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