BERNA – Il caso privato del vicepresidente del PPD, Yannick Buttet, accusato di stalking verso l’amante (le inviava, pare, una cinquantina di messaggi al giorno e suonava spesso alla porta di casa) stza facendo esplodere un presunto scandalo molestie in Parlamento. Proprio nei giorni in cui si vocifera che Weintestein, colui che pare molestò Asia Argento e una lista di altre donne dello spettacolo, si trova a Lugano.

Diciamo presunto scandalo perché nessuno ne aveva mai parlato prima. Dopo il fulmine a ciel sereno delle accuse contro Buttet, hanno cominciato a filtrare voci secondo cui avrebbe avuto comportamenti poco adeguati verso deputate e giornaliste.

Cosa c’è di vero? Abbiamo interpellato le due Consiglieri Nazionali donne ticinesi, ma non siamo riusciti a parlare con loro.

Il compagno di partito di Buttet, Marco Romano, assicura di non aver “proprio mai” sentito o visto qualcosa di sospetto, non solo per quanto concerne Buttet ma in generale. “Chi ha visto o vissuto qualcosa faccia i nomi!”, esorta.

Anche il democentrista Marco Chiesa non ha mai notato nulla, “eppure sono presente a Palazzo Federale ed anche a eventi collaterali come cene. Non sono certo così ingenuo da non accorgermi se fosse successo qualcosa”. Sul caso specifico, non vuole pronunciarsi “prima di una sentenza: sarà la giustizia a dover dire se ha fatto stalking o no”.

Chiesa riflette però su come “la stampa lo ha già condannato. In teoria, dovrebbe valere la presunzione di innocenza fino a prova contraria, fino alla sentenza”. Sostiene che verso le donne “deve sempre esserci il rispetto, fra i sessi è fondamentale”, ma la storia delle molestie, seppur delicata, sulla scia di quanto successo in America sta un po’ sfuggendo di mano (al punto che secondo molti uomini un qualsiasi comportamento, anche cordiale o al limite goliardico, può essere mal interpretato).