Politica
21.02.2018 - 20:060
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Nessuna sorpresa, tutti restano sulle loro posizioni e affossano la legge di applicazione di Prima i nostri
Dopo quattro ore di serrata discussione, passa il rapporto di maggioranza che rappresentava la bocciatura della preferenza indigena nel settore privato: hanno votato sì (dunque no alla legge) PLR e PS, assieme a parte del PPD, a MontagnaViva e al PC, per il no invece l'UDC, la Lega e i Verdi fuori dal partito
BELLINZONA – Hanno discusso per quasi quattro ore, senza risparmiare frecciatine e critiche, citando la Costituzione e le leggi ciascuno a modo suo. Le posizioni però erano abbastanza delineate, e solo il PPD si è in parte diviso, per gli altri nessuna sorpresa o nessun tentennamento.
Insomma, prima di entrare in aula, praticamente tutti sapevano che cosa avrebbero votato in merito alla legge di applicazione di Prima i nostri, che mirava a far sì che prima di ottenere dei nuovi permessi di lavoro per non residenti si dovesse dimostrare di non aver trovato nessun indigeno adeguato (cercando dunque prima sul mercato locale).
Si votava il rapporto di maggioranza, quello firmato dalla triade Gendotti, Galusero e Lepori, che era per la bocciatura della legge: Lega e UDC, assieme ai Verdi che non sono più nel partito, hanno detto no, dicendo di fatto sì alla legge, mentre PS e PLR hanno votato sì, assieme a parte del PPD, a MontagnaViva e al PC.
Approvato dunque il rapporto di maggioranza, contrario alla legge, con 44 sì, 32 no e 2 astenuti.
Formalismi che dicono che Prima i nostri, ovvero la preferenza indigena, non sarà applicata nel settore privato. Si voteranno probabilmente in notturna gli altri punti, che vanno a toccare il pubblico e il parastatale: la battaglia epocale, seppur già quasi decisa in partenza, era sulla legge di applicazione, e i primanostristi hanno perso.