Politica
24.04.2018 - 11:280
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Partiti abbindolati da Bertoli, scuola rossa, rapporti farlocchi, statistiche, frottole: infuria la battaglia su La Scuola che verrà. Intanto il referendum è riuscito
Nei giorni scorsi, Lorenzo Quadri e Manuele Bertoli sono stati protagonisti di vivaci botta e risposta sulla riforma. Non va però dimenticato che il voto non dovrà essere partitico, bensì sui contenuti che si vogliono per la scuola. Giovedì verranno consegnate le firme
BELLINZONA – La raccolta firme contro La scuola che verrà, e in particolare contro la sua sperimentazione, è riuscita. Lo annuncia l’UDC, che giovedì alle 11.00 consegnerà le firme alla Cancelleria.
Nei giorni scorsi, intanto, Lega e PS non se le sono mandate a dire in merito alla riforma scolastica, in particolar modo Quadri e Bertoli. Tutto è partito, ancora una volta, dal Mattino, il quale riaffermava il diritto del popolo a votare su un tema importante come quello della scuola (“Da notare che se in Ticino esistesse, come esiste in 18 Cantoni, il referendum finanziario obbligatorio, la scuola rossa verrebbe posta automaticamente in votazione popolare. se una questione tutto sommato secondaria per l’ordinamento scolastico come l’insegnamento della civica (due ore di lezione al mese) ha provocato mesi di pubbliche discussioni – con tanto di accuse di nazismo da parte di qualche maestrino gauche-caviar all’indirizzo dei promotori dell’insegnamento della civica – ci mancherebbe anche che non si potesse discutere e votare sulla scuola rossa che verrà”, si legge), e attaccava dicendo che i docenti non la vogliono.
Un messaggio che non è piaciuto a Manuele Bertoli, che sul suo sito Internet ha voluto precisare ancora una volta come stanno le cose dal suo punto di vista. “Perché Lorenzo Quadri debba riempire ogni domenica il suo giornale di frottole è una cosa che mi sfugge, visto che è persona intelligente e quindi certamente capace di trovare argomenti veri per sostenere quel che dice”, inizia. “I docenti a larga maggioranza non condividono la riforma “La scuola che verrà”, dice Lorenzo Quadri, idem i direttori degli istituti scolastici, idem i genitori. Ma io ho per le mani tre prese di posizione di qualche tempo fa che dicono il contrario, una del collegio dei direttori, una della conferenza dei genitori e una del forum delle associazioni magistrali. Qualcuno deve averlo male informato, perché sono sicuro che non si abbasserebbe a inventare fandonie solo per sostenere la sua tesi”.
Non gli va giù neppure il fatto che per il Mattino “ad abboccare all’amo sono stati invece i soldatini della partitocrazia in Gran Consiglio. Costoro hanno dato il via libera alla sperimentazione triennale (ma la scuola media non dura quattro anni?) della scuola rossa. Sperimentazione su cavie umane: gli allievi delle sedi prescelte. Costo: 6.7 milioni di franchetti (e scusate se è poco). Come se qualcuno potesse seriamente credere che, alla fine della “fase sperimentale”, il preannunciato rapporto farlocco non darà il nulla osta alla riforma-Bertoli. Il “modello alternativo” del PLR, di cui i boccaloni dell’ex partitone menano gran vanto (congratulazioni), otterrà l’unico risultato di fare da foglia di fico alla scuola rossa”: a suo avviso, nessuno ha abbindolato nessuno, anche se ironicamente afferma che “sono magari un bravo lavoratore, me lo concede anche Morisoli, ma non sono certamente così astuto da fregare più di mezzo parlamento”, e che si parli di scuola rossa. “E poi per finire, piantiamola di prendere per il naso i ticinesi con la paranoia dell’ideologia rossa, che travierebbe i nostri figli nei decenni a venire. Il progetto di piano di studio della scuola dell’obbligo redatto dal DECS, che ben poco ha a che fare con “La scuola che verrà”, è serio e ragionato, è stato costruito da numerosi gruppi di lavoro comprendenti esperti, quadri scolastici e insegnanti ed è simile agli analoghi piani di studio svizzero tedeschi e romandi. Tutti sbagliati e traviati? Ma dai”.
Finita qui? No, perché Quadri ha contrattaccato. “Allora, risulta che: l'86% di docenti non ha risposto al sondaggio sulla "scuola rossa", evidentemente in segno di dissenso (perché se fossero stati d'accordo con la proposta del capodipartimento l'avrebbero senz'altro comunicato; e dire di no ad un sondaggio online significa farsi sgamare subito); l'89% di quelli che hanno risposto alle 103 domande (perché non 1030 già che c'eravamo?) hanno detto di essere contrari alla sperimentazione nella loro sede; alla consultazione scritta hanno partecipato 10 sedi di scuola media su 35. Davanti a queste cifre, è un po' avventuroso parlare di riforma sostenuta dai docenti. Consenso, per me, è un'altra cosa”.
“La differenziazione pedagogica serve proprio a "promuovere il passaggio da una democrazia delle possibilità verso una democrazia della riuscita". Se questo non è egualitarismo e conseguente livellamento verso il basso (metafora della siepe: per portare tutti gli arbusti alla stessa altezza, la siepe si abbassa sempre di più)...”, aggiunge in merito alla cosiddetta scuola rossa. Ritiene che “le statistiche farlocche della SECO e dell'IRE su disoccupazione ed effetti del frontalierato in Ticino sono un esempio illuminante di come funziona il meccanismo” e che dunque il rapporto sarà farlocco.
In merito agli altri partiti, “cosiddetti borghesi - a cominciare dal PLR che ha retto il DECS per oltre un secolo ed ora si trova ridotto al ruolo di ancella - si sono fatti infinocchiare. Questo è un merito del capodipartimento. Il PLR ha proposto un modello alternativo destinato ad ingloriosa asfaltatura, ciò che non farà che rafforzare la "scuola rossa" proposta da Bertoli e dai vertici del DECS (parimenti rossi)”.
Insomma, la battaglia infuria. Da dire c’è che il referendum sarà su La scuola che verrà, e dunque sul futuro che si vuol dare ad essa, all’istruzione per i ragazzi, più che su partitocrazia, scuola rossa e rapporti veri o falsi. A nostro avviso, che le ideologie non facciano perdere di vista i contenuti della riforma, dato che è su quella che si voterà, indipendentemente da chi l’ha promossa e da chi la contesta.