COMO – Prelevare l’1% dagli stipendi dei frontalieri, facendo pagare sia i lavoratori che i datori di lavoro? È la nuova “tassa” proposta dalla Lega, arrivata in coda alla legislatura: i soldi andrebbero in un fondo perequativo a favore della manodopera lcoale, a detta dei leghisti penalizzata dalla concorrenza lombarda. In Italia non l’hanno presa bene, come era facile immaginarsi.
La Provincia di Como più volte è stata dura nei confronti del Ticino, e anche questa volta vede l’atto parlamentare leghista come “l’ultima provocazione anti-frontalieri”.
“C’era da aspettarselo. A venti giorni dalle elezioni cantonali, la Lega dei Ticinesi gioca il tutto per tutto, lanciando un’iniziativa parlamentare che sa più di provocazione che di reale iniziativa a tutela della manodopera locale”, si legge in un articolo, dove la misura viene vista come “un’applicazione indiretta del concetto espresso dalla consultazione “Prima i nostri!”, votata sul fil di lana dagli elettori ticinesi il 25 settembre 2016, ma congelata senza troppi giri di parole dal governo centrale di Berna”.
Roberto Cattaneo, segretario della Uil Frontalieri di Como, interpellato dal giornale, è convinto dell’incostituzionalità della proposta leghista, che vede come una mossa elettorale. “È un effetto della medesima filosofia che al di qua del confine ispira la Lega di Matteo Salvini: “Prima i nostri”. Il 7 aprile in Canton Ticino si vota e la Lega dei Ticinesi, come già accaduto in passato, non esita a strumentalizzare la questione dei frontalieri per guadagnare qualche voto in più. Lo fa con una proposta palesemente incostituzionale. E questo gli esponenti della Lega dei Ticinesi lo sanno perfettamente. Il che significa che questa proposta non diventerà mai legge e cadrà nel dimenticatoio il giorno dopo le elezioni cantonali. La definirei: uno spot elettorale neppure troppo ben congeniato, considerato che l’iniziativa parlamentare è palesemente incostituzionale”.