BELLINZONA - Il Consiglio di Stato ha reso note le risposte alle interrogazioni presentate da diversi deputati (Marco Noi e Matteo Pronzini primi firmatari) per far luce sul caso di presunte molestie sessuali in seno all’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana (Unitas). Dagli accertamenti condotti dall’esperta esterna che ha condotto l’audit è emerso che gli abusi, tutti ascrivibili alla medesima persona, sono stati perpetrati per oltre 25 anni.
Complessivamente sono state raccolte 19 segnalazioni e le testimonianze di 17 collaboratori Unitas, a vario titolo (tra cui 6 dipendenti, 3 direttori e 7 membri di comitato) alcuni tuttora in forza. Il Governo resta convinto della "necessità di fare la massima chiarezza sui fatti accaduti" e continuerà ad "adoperarsi in questo senso", in particolare per comprendere “come mai si siano verificate le molestie sessuali senza essere percepite né affrontate in modo tempestivo e adeguato” e in secondo luogo “per predisporre gli strumenti affinché una situazione di tale gravità non accada nuovamente”.
Il CdS ha definito anche alcune misure che Unitas dovrà adottare per “ripristinare il rapporto di fiducia con l’ente sussidiante alla base del finanziamento cantonale”. Si tratta di una serie d'interventi volti alla revisione dello statuto e all’introduzione di nuove regole interne, ma anche alla valutazione del rapporto di impiego del direttore e il ricambio completo dei membri di comitato in cui vi sarà nuovamente un rappresentante dello Stato. La Direzione Unitas non verrà però commissariata.
Il Consiglio di Stato sottolinea che la qualità del servizio offerto all’utenza non è in discussione. Quanto alla posizione di Manuele Bertoli, alla guida di Unitas dal 2002 al 2011, anno della sua elezione a Consigliere, si rende noto che durante le discussioni sul caso egli non si è astenuto, e una discussione in sua assenza non è ritenuta necessaria.