Sanità
31.03.2017 - 17:270
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Provocazione: per il primario frontaliere, il primanostrismo si addolcisce. La salute fa perdere importanza a passaporto e politica?
Gli articoli dedicati al fiasiatra hanno scatenato commenti diversi dal solito. Ci sono i duri e puri, ma molti scrivono "quando stai male, conta solo che il medico sia bravo"
LUGANO – La notizia del primario frontaliere che lavora per l’EOC, pare con due incarichi prestigiosi nel campo della fisiatria sia a Lugano che nel Sopraceneri, ha suscitato clamore. A livello politico, si sono mossi i deputati democentristi Galeazzi e Filippini, con un’interrogazione.
Eppure, fra i molti commenti che gli utenti di Facebook hanno dedicato alla vicenda, si nota qualcosa di particolare. Se di solito, anche in modo talvolta gratuito, ci si getta contro il frontaliere, invocando nella maggior parte dei casi la filosofia primanostrista, qui si vede quasi un’insofferenza alla notizia. Se doveste essere ricoverati chiedete da dove arriva....e dite che volete un confederato sennò la morte! Davanti alla salute non si fa demagogia”, è uno dei pensieri ricorrenti.
“Per certa gente l' etnia è più importante del merito. E ciò è quanto di più allarmante sconvolgente e preoccupante possa esistere in una società come in una mente nel 2017. Dopo che il mondo ha passato tragedie in nome dell'etnia”, commenta qualcun altro. “Pubblicate il suo cv per vedere che tipo di competenze ha ed aggiornarsi all' era moderna e civile perché altrove i dati personali di ogni cv vengono oscurati proprio per non fare delle provinciali discriminazioni ma puntare esclusivamente sull' unico fattore fondamentale specie in ambito medico. Voglio proprio vedere se voi stessi o un vostro famigliare bisognoso di cure prima chiede razza e residenza e solo dopo titoli competenze ed esperienze. Ma stiamo scherzando?! Vediamo di ragionare con oggettività e allargare le proprie vedute che ‘sti discorsi sono veramente arcaici”, è il lungo commento dell’utente, mentre un altro fa notare che la sanità italiana è di alto livello.
“Ma perché mai una persona deve essere giudicata innanzitutto per la provenienza? Che tristezza di paese”, afferma qualcuno, e sbuca un accorato appello: “All'EOC di Lugano devo grandi ringraziamenti, al reparto neurologia, ai grandissimi medici che mi hanno più volte salvato e risparmiato la sedia a rotelle. Coloro ai quali è stata salvata la vita dicano qualcosa. Il Medico non è marcio come i politici”.
“A me sinceramente non importa nulla della provenienza di un medico. Importa se è bravo o no. Se è capace o no. Fallo capire a gente che pensa che l'intelligenza uno ce lo abbia scritto sul passaporto”, prosegue un altro internauta, a cui fa eco un amico: “poco importa, essenziale che quando dovessi avere bisogno di andare all'ospedale ci sia qualcuno che possa curarmi e prestarmi attenzioni”, e poi: “o frontaliere o meno chi se ne importa...l'importante è che quel giorno che ne avete bisogno esso sia competente”.
Diversamente rispetto al solito, dunque, non si guarda il passaporto? È il settore a far cambiare idea alla gente? Quanto influisce la paura di sapere che da questi professionisti si arriva quando si ha bisogno, e dunque la voglia di sapere che di chi starà male si prenderà cura qualcuno in gamba?
Ovviamente, non mancano i duri e puri, in particolare dopo l’interrogazione di Galeazzi e Filippini. Perché un professionista del genere non può trasferirsi in Ticino, chiedono? Dovrebbe quanto meno pagare le tasse qui, fanno presente. Eppure altri insistono nel dire che non si conosce la vita del professionista in questione, per cui non si sa se potrebbe trasferirsi senza problemi. Un’attenzione, ripetiamo, particolare, che non toglie comunque i commenti di chi afferma di non rivolgersi all’EOC “perché pieno di frontalieri”. La replica? “Ma chi ha amputato due seni era ticinese…”
“A me personalmente sono gli errori medici gravi che a farmi arrabbiare e non la targa di un'auto...”, sospira qualcuno.
Poi, come detto, non manca chi si accanisce. “Tre anni fa all'EOC di Mendrisio ho avuto la sfortuna di trovare un dermatologo di Roma regolarmente assunto ma avevo dovuto andare a comperare le medicine in Italia perché non conosceva quelle svizzere e non me le sapeva prescrivere. In più ha anche sbagliato diagnosi”, racconta qualcuno. “Devono cambiare sigla: da EOC a EOI”, ironizza un facebookiano.
“Lì è pieno di frontalieri e infatti la qualità si commenta da sé”, inveisce un’utente.
Per molti, in effetti, se la persona che avesse partecipato al concorso fosse stata quanto meno residente, sarebbe stato meglio. Ma “la Svizzera non riesce a formare abbastanza medici e dipende dai medici dall'estero. Non vedo perché uno non dovrebbe diventare primario se per tanti anni ha lavorato bene come qualsiasi altro medico Svizzero?”.
Un discorso che coinvolge è quello della formazione dei medici, “la maggior parte dei medici che lavorano in svizzera sono stranieri perché le facoltà di medicina svizzere non formano abbastanza professionisti per le nostre necessità. Se non ci sono abbastanza medici svizzeri è perché la loro formazione costa carissima e la Confederazione non vuole assumersene i costi. Di conseguenza il sistema sanitario svizzero - che ha bisogno di tantissimi professionisti - scippa medici formati all'estero causando così anche un danno economico ai paesi di provenienza di questi professionisti. C'è proprio di che esserne fieri”. Una formazione, quella di medico, cara. Qualcuno spiega che anche in Svizzera interna molto dottori sono tedeschi.
Dove è finito, dunque, il primanostrismo che spesso e volentieri domina i commenti? Non c’è di sicuro un cambio di mentalità, perché basta leggere che cosa veniva scritto nei social riguardo all’annuncio della ricerca di un professionista nel mondo della moda residente in Italia. Il clima è il solito, ma curioso come la professione della persona in questione sembra aver “addolcito” i commenti: è proprio vero che di fronte alla propria salute, che è una sola e la questione più importante in assoluto, la politica passa in secondo piano?
Paola Bernasconi