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Coronavirus
24.02.2022 - 14:540

L'UFSP: "Stop alle mascherine a scuola"

In Ticino (ma non solo) alcune famiglie no mask hanno combattuto a lungo una battaglia contro la decisione del DECS di imporle. Un padre ha scritto a Mellini per difendere Zaccheo. Un altro nel Canton Vallese fa lo sciopero della fame

BERNA - È stata una lunga battaglia, per i genitori cosiddetti no mask, che non erano d'accordo sul far portare la mascherina a scuola ai loro figli. Da quando il DECS aveva diramato la decisione, era stato un susseguirsi di manifestazioni, lettere, battaglie. Ora l'UFSP consiglia di non far più tenere la mascherina durante le lezioni.

La battaglia dei genitori no mask

Infatti, i genitori erano scesi in piazza varie volte, anche portando con loro delle bare bianche, un gesto forte che aveva colpito buona parte dell'opinione pubblica. (leggi qui, leggi qui e leggi qui).

Se inizialmente il DECS aveva parlato di dialogo (leggi qui), poi c'era stata la decisione di non consegnare i compiti alle famiglie (leggi qui), disattesa però dalla direttrice delle scuole di Locarno Elena Zaccheo, supportata dal Municipale Cotti (leggi qui). 

La posizione dell'Ufficio Federale della Sanità

Secondo l'UFSP, le mascherine a scuola non sono più necessarie. Anzi, la raccomandazione inviata ai direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE) e ai servizi sanitari cantonali è quella di non imporla.

La misura è ritenuta comunque sempre valida e utile per i docenti, nel caso in cui non si potesse rispettare la distanza di 1,5 metri. 

Si chiede di continuare a ventilare le aule e di prestare attenzione all'igiene delle mani.

La lettera di un padre a sostegno di Zaccheo

Intanto proseguono le lettere inviate dai genitori no mask. L'ultima in ordine di tempo che si è stata inviata è stata scritta da un padre a Pier Mellini, primo firmatario dell'atto parlamentare ove chiedeva spiegazioni sul comportamento della direttrice locarnese.

Elenca una serie di norme, sostenendo che il DECS ha violato la “Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, ratificata dalla Svizzera nel 1997 e facente parte del diritto internazionale ordinando di non dare i compiti alle famiglie. Non sarebbe stata rispettata nemmeno dal Governo federale quando ha imposto le mascherine a scuola.

"L’ordine del DECS di non consegnare i compiti è evidentemente un modo di esercitare pressione sui genitori sanzionando i loro figli, ed in quanto tale si inquadra nel contesto di un’imposizione di natura politica ed ideologica. La signora Zaccheo, non dando seguito alle richieste del DECS, si è comportata in maniera etica nell’assistere e tutelare l’integrità fisica e morale degli allievi", si legge. 

"Da quanto fin qui esposto, appare evidente che la signora Zaccheo si è correttamente basata sulla massima fonte di diritto applicabile in Svizzera, che, come stabilito dal Tribunale Federale, è il diritto internazionale, e la sua condotta in questo senso è stata ineccepibile. Il suo riferimento alla legge della scuola, che è cantonale e chiaramente fonte di diritto di livello molto più basso del diritto internazionale e costituzionale, è pertanto irrilevante", si legge ancora.

Lo sciopero della fame

Intanto dal Canton Vaud rimbalza la vicenda di Adrien, padre di cinque figli, che da ormai quasi un mese sta intraprendendo uno sciopero della fame.

Il suo gesto è a sostegno di 35 famiglie che sono state minacciate di ricevere una multa di 1'000 franchi per non aver voluto mandare a scuola con la mascherina i propri figli. 

L'uomo ha già perso 15 chili e racconta la sua vicenda in un blog.

 

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