Politica
25.02.2018 - 11:460
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
La contromossa di Beltraminelli spiazza. Anche Rainbow agiva senza risoluzione governativa. "L'offerta era troppo alta, non c'è stata nessuna messinscena. Il rapporto Bertoli parte da un pregiudizio"
In audizione davanti alla Commissione Parlamentare d'Inchiesta, il Consigliere di Stato ha portato una dozzina di pagine con la sua versione e diversi documenti per smontare il rapporto. Ha spiegato come si agiva nel settore profughi e come si è passati da una ditta all'altra
BELLINZONA – Un rapporto che parte da un pregiudizio: secondo Paolo Beltraminelli, lo sarebbe quello del perito Marco Bertoli, che sarebbe partito convinto che qualcuno dei funzionari nascondesse qualcosa, senza tener conto come si agiva nel settore dei profughi.
Cioè, per mandati diretti e senza risoluzione governativa. Non solo Argo, svela, ma anche Rainbow. Che incassò dal DSS un milione e mezzo senza che nessuno firmasse una risoluzione. Dunque?
Come mai poi Argo? Se Bertoli si diceva convinto che la richiesta di abbassare i prezzi rivolta a Rainbow fosse solo una messinscena per poter affidare il mandato ad Argo, e la stessa impresa nega addirittura che ci sia stato un gioco al ribasso, il Ministro ha detto che la differenza di prezzo fra quello fatturato al Cantone e quello praticato per la Croce Rossa (48 franchi contro 41,5, sempre orari) era troppa.
E Rainbow scese fino a 43 orari, non di meno. Per cui, il Cantone accettò l’offerta di Argo, che era molto piû economica: 35 franchi orari, e tale è rimasta per tutto il periodo in cui l’agenzia ha operato nei centri. Solo dopo parecchio Rainbow presentò un’offerta che poteva andar bene, ma ormai il DSS si era già guardato in giro, scegliendo altrove.
Insomma, Paolo Beltraminelli si è presentato davanti alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta deciso a smontare il rapporto del perito che non gli era piaciuto. E lo ha fatto portando il suo memoriale, una dozzina di pagine, e vari documenti, atti a rimettere tutto in discussione.
La verità sul caso, dunque, è di nuovo in dubbio.