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13.03.2018 - 15:460
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

I toni si alzano subito. Zali, "un'inchiesta teatrale". Agustoni, "i concittadini devono sentirsi avviliti, non Bertoli. Se voi...". Le criticità del rapporto della Sottocommissione

In una lunga esposizione, Fabio Bacchetta-Cattori ha mostrato come più volte il Consiglio Cantonale delle Finanze abbia sollecitato il Governo a far approvare la NAP 44, ma come non lo abbia mai detto alla Gestione. Inoltre, alcune interpretazioni giuridiche divergono. Agustoni: "non serve la CPI"

BELLINZONA – Se ancora non era ovvio che sarebbe stato un pomeriggio caldo in Gran Consiglio, i toni subito accesi di Matteo Pronzini, che accusava di arroganza il Consiglio di Stato in merito alle risposte alla sua interpellanza (dove è stato poi detto che le mensilità al Cancelliere erano regolari), lo hanno fatto capire.

Anche Claudio Zali non ha limitato i toni, anzi. Ha parlato di un evento teatrale riferendosi alle inchieste di Noseda, sia la prima che la seconda. “L’interrogatorio contemporaneo di tre Ministri è stato imbarazzante”, ha attaccato. E ha rimandato al mittente le accuse di non aver consegnato tutti i documenti: ci ha pensato il Ministero, con un mandato di perquisizione, a prendere tutto ciò che voleva da Palazzo delle Orsoline, a insaputa dei cinque. Eccessivo, fanno intuire le sue parole.

Per contro, Bacchetta-Cattori, che ha esposto le prime conclusioni della Sottocommissione Finanze, ha detto come non sia stato piacevole che il Consiglio di Stato sia finito sotto inchiesta e nemmeno per la sua Sottocommissione dover indagare sul fatto. Per quanto concerne le conclusioni, sinora parziali, il pipidino ha ripercorso la storia dei rimborsi, di fatto partita nel 1999, quando con la NAP 28 il Consiglio di Stato si concedeva un forfait di 15mila franchi, quello telefonico, i doni di fine mandato e le due mensilità extra. Il Gran Consiglio non ha mai chiesto un rimborso , pur dicendo che il forfait non era legale. Per sanare la situazione vi è stata un’iniziativa parlamentare generica della maggioranza della Commissione della Gestione, per inserire nell’articolo 7, in modo formale, la possibilità di avere un rimborso forfettario. Nel 2015 viene approvato il forfait, ma il Consiglio di Stato, pur senza indicare cifre, deve sottoporre all’Ufficio Presidenziale la lista delle spese. La Commissione della Gestione, ai tempi, disse che non era giusto che i Ministri decidessero per sé stessi, e dunque che il tutto sarebbe dovuto passare dall’Ufficio Presidenziale.

Come noto, solo una delle due NAP, quella che comprende i rimborsi per il cellulare, i doni, i salari successivi alla fine del mandato e l’estensione al Cancelliere dei benefici. Invece, l’altra NAP, quella sui 15mila franchi, viene sottoposta, seppur sette mesi dopo, all’Ufficio Presidenziale.

E Bacchetta-Cattori mostra una serie di rapporti del Consiglio Cantonale delle Finanze che fanno notare come la seconda NAP, la 44, deve essere sottoposta all’Ufficio Presidenziale. Ma non lo scrive nella copia inviata alla Commissione della Gestione, bensì solo ai Ministri. Lo stesso qualche mese dopo: “forse avrebbero potuto mettere qualcosa in copia all’UP!”, dice il pipidino.

“Adesso la Sottocomissione vuole esaminare e risolvere le criticità e le interpretazioni giuridiche emerse”, conclude. “Al momento riteniamo che gli strumenti previsti sono sufficienti per esercitare l’alta vigilanza. Gran Consiglio e Consiglio di Stato dovranno apportare le modifiche di legge di loro competenza. La Gestione promuoverà delle misure per migliorare la comunicazione interna tra il Gran Consiglio e il Consiglio Cantonale delle Finanze, su cui è pendente anche un’iniziativa del PS”.

Dunque, serve o no una CPI? Per il PPD, che l’aveva chiesta, no. Ma Maurizio Augostoni ha voluto precisare alcuni punti. “Bertoli ha detto di essersi sentito avvilito nell’essere interrogato. Lo capisco, non dubito dei suoi sentimenti. Ma il fatto che il Governo sia finito sotto inchiesta è un episodio di gravità inaudita, sia per il reato preso in considerazione sia per l’immagine materializzata nella mente dei concittadini. Capisco le sensazioni di Bertoli, ma se il Consiglio di Stato nel 2011 avesse trasmesso entrambe le NAP all’Ufficio Presidenziale adesso parleremmo d’altro. Se il Consiglio di Stato avesse reagito alle sollecitazioni del CCF, staremo parlando d’altro. Ma tutto questo non è avvenuto e la politica è ostaggio da settimane di una politica che suscita amarezza e delusione. A essere avviliti devono essere le concittadine e i concittadini. Ci aspettiamo che la vicenda sia di monito affinchè tutti mostrino più sensibilità su temi così delicati. Ai Consiglieri di Stato devono essere rimborsate le spese professionali, dato che nessuno è contrario a ciò è difficile capire il loro atteggiamento. Per noi non serve una CPI, ma il rapporto fra CCF, Consiglio di Stato ed anche Gran Consiglio devono cambiare”. 
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