POLITICA
Obbligo scolastico fino a 18 anni, il PC si muove. "C'è una correlazione fra basso livello formativo e rischio di precarietà"
Massimiliano Ay ha preso al balzo il tema portato in evidenza da Bertoli e ha inviato una mozione. Quadri: "Al massimo così il problema viene spostato più in là nel tempo..."

BELLINZONA – A lanciare il tema è stato Manuele Bertoli in un’intervista, ma in realtà, e lo rimarcano, erano stati i comunisti a chiedere per primi di estendere l’obbligo scolastico sino a 18 anni. E ora che il tema è caldo grazie al Ministro, rilanciano con una mozione.

“Facendo riferimento all’interrogazione nr. 20.18 da me inoltrata a nome del Partito Comunista il 19 febbraio 2018 e alla relativa risposta del Consiglio di Stato del 27 giugno 2018 e facendo riferimento inoltre alle dichiarazioni del Consigliere di Stato Manuele Bertoli nell’ambito della recente discussione parlamentare sui conti preventuvi 2019 circa la disponibilità del DECS a perlomeno riflettere sull’ipotesi di un obbligo di formazione fino al compimento dei 18 anni, formalizzo tramite la presente mozione la richiesta di estendere per legge l’obbligatorietà scolastica fino ai 18 anni di età”, scrive Massimiliano Ay.

Che è convinto però di un fattore: “si tratta, questo, di uno degli strumenti che lo Stato ha disposizione per affrontare il fenomeno preoccupante dell’abbandono scolastico e garantire quindi, e non solo a parole, il principio del diritto allo studio. Preso atto che oggi gli esclusi dalla scuola in quella fascia di età sono prevalentemente i ragazzi provenienti dalle situazioni socio-culturali più svantaggiate la scelta della gratuità della scuola assume un’importanza particolare”.

I motivi? “Partiamo da alcune cifre: sono 974 i giovani sotto i 25 anni e oltre 1’200 quelli tra i 26 e i 35 anni di età a beneficiare dell’assistenza. Oltre a ciò circa un quinto dei giovani al Sud delle Alpi è privo di un’occupazione, raggiungendo in pratica un record nazionale. Il dato più allarmante è però un altro, e cioè che negli ultimi cinque anni questi casi sono aumentati del 50%. Ad emergere in modo chiaro l’esistenza, nei fatti, di una forte correlazione tra il basso livello formativo e il rischio di finire in una condizione di povertà e di precarietà esistenziale”.

Perciò, “il Partito Comunista è consapevole che l'estensione del diritto per tutti a un'istruzione qualificata costituisce l'imprescindibile premessa per far sì che a tutti siano assicurati i fondamentali diritti di cittadinanza a iniziare da quello al lavoro, per consentire lo sviluppo economico, sociale, civile, democratico dell'intera società. Partiamo cioè dalla premessa che nella società della conoscenza quello all'istruzione è un diritto inalienabile, la base strutturale su cui costruire la società della democrazia e dell'uguaglianza. Per questo l'elevamento dell'obbligo di istruzione costituisce un obiettivo strategico per il futuro di tutti”.

Se la destra da parte UDC pare d’accordo, Lorenzo Quadri solleva qualche dubbio: “E perché non fino a 25, già che ci siamo? Anzi, facciamo direttamente fino all'età dell'AVS, così siamo a posto!
E chi li mantiene questi scolari a vita? Il Gigi di Viganello o le rispettive famiglie? Davvero si immagina di risolvere il problema della "dispersione formativa" (ossia giovani che, finito l'obbligo scolastico, non fanno nulla, e sono quindi a carico o dei genitori o dell'assistenza) semplicemente ritardando l'uscita dalla scuola obbligatoria? Col risultato che al massimo il problema viene spostato più in là nel tempo?”. Non vuole che la scuola diventi una sorta di parcheggio.

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