BERNA – Il Consiglio Federale non ha nessuna intenzione di chiudere, nemmeno per periodi di test, i valichi secondari: lo ribadisce, senza mezzi termini, nella risposta a un’interrogazione di Chiesa.
“La proliferazione di crimini negli ultimi mesi, in cui molti bancomat sono stati dinamizzati, è preoccupante e dovrebbe esercitare una forte pressione sulle nostre istituzioni”, scriveva il democentrista. “I crimini si svolgono - certamente non per caso - nelle aree intorno ai valichi di frontiera, in particolare nel Mendrisiotto. Basti pensare ai casi di Coldrerio, Arzo e Stabio. La popolazione non è soddisfatta della pacificazione statistica e politica”.
“Il Consiglio Federale è consapevole che i raid sugli sportelli automatici con esplosivi stanno preoccupando la popolazione, ma al momento non vede alcun motivo per chiudere nuovamente i valichi di frontiera. In effetti, le statistiche sulla criminalità del Canton Ticino mostrano che la tendenza - specialmente nel caso del furto con scasso - è in calo da anni”, si legge nella risposta.
Anzi, “la polizia cantonale ticinese è in grado di ricostruire esche cosa è avvenuto in tutti e cinque gli attacchi dal 2018 e gli autori hanno attraversato il confine verde a piedi. Pertanto non vi è alcuna connessione tra questi attacchi e una possibile chiusura di piccoli valichi di frontiera di notte”.
Dunque, non vi sono novità sufficienti per una nuova prova. “I valichi di frontiera sono monitorati a livello nazionale con altri mezzi, come le telecamere. Il 15 giugno 2018 il Consiglio federale ha inoltre deciso di dotare di ostacoli i valichi di frontiera più piccoli e di chiuderli solo quando necessario, ad esempio quando è in corso un'allerta”.
La cooperazione, per il Consiglio Federale, con l’Italia è ottima, e considerati tutti i fattori, ritiene che “i benefici delle chiusure notturne dei confini attualmente troppo bassi”.