BELLINZONA – Sembra davvero essere tornato il sereno tra Cardiocentro e EOC, o quanto meno esiste da entrambe le parti la volontà di trattare senza animosità per il futuro dell’ospedale del cuore.
Dopo l’incontro di ieri alla presenza del Governo, toccherà a un tavolo tecnico, il cui “facilitatore” sarà il rettore dell’USI Boas Eerez (interpellarto però a titolo personale) chiarire i punti aperti dal punto di vista finanziario. Questo gruppo di persone non avrà potere decisionale, poi dovrà riferire a un secondo gruppo formato da rappresentanti del CdA dell’EOC e del Consiglio di fondazione del Cardiocentro. Ad essi toccherà la parte più complicata, ovvero definire la governance.
Che a preoccupare e a essere determinanti siano gli aspetti finanziari e di autonomia è chiaro a tutti. Il legale del Consiglio di fondazione del Cardio, Giovanno Jelmini, ha spiegato al Corriere del Ticino che cosa vuole l’ospedale del cuore. “Per noi sono quattro i punti più importanti. In primis la disponibilità, da parte dell’EOC, di negoziare e concederci la maggiore autonomia possibile in termini clinici, gestionali e finanziari. Inoltre desideriamo la garanzia della ripresa dei contratti di tutti i collaboratori dell’istituto, la destinazione degli utili e del patrimonio del Cardiocentro a investimenti atti a garantire l’eccellenza della struttura anche in futuro, il sostegno a due realtà create dal Cardio: la Fondazione Ticino cuore e la fondazione bambini cardiopatici nel mondo”.
Se si troverà un punto d’accordo, verrà chiesto ai promotori di ritirare l’iniziativa popolare (la commissione sanitaria non ha espresso ieri opinioni in merito al testo, in attesa di conoscere l’evoluzione dei fatti).
“L’incontro si è svolto in un clima positivo e costruttivo. Ora si tratta di voltare pagina e lasciarsi alle spalle le polemiche del recente passato, nell’interesse del settore sanitario, dei pazienti ticinesi e del personale coinvolto. Tutti attendono una soluzione”, ha così riassunto la giornata di ieri Christian Vitta.