di don Gianfranco Feliciani*
Secondo i dati più aggiornati del “Sipri”, l’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma, le testate nucleari sparse nel mondo sono 13.080. Si calcola che l’esplosione di una sola di queste testate su una metropoli – lo studio è stato fatto prendendo a esempio la città di New York – causerebbe la morte di almeno 513.000 persone.
L’arsenale più fornito è quello russo, con 6.255 atomiche di varie dimensioni. Segue quello statunitense, con 5.550 ordigni, a cui vanno aggiunte le testate nucleari Usa collocate in basi militari di Paesi alleati: 50 in Turchia, 40 in Italia, 20 in Belgio, 20 in Olanda e 20 in Germania. L’Istituto internazionale “Sipri” elenca altri 7 Stati dotati di bombe atomiche: la Cina 350, la Francia 290, il Regno Unito 225, il Pakistan 165, l’India 156, Israele 90 e la Corea del Nord tra 40 e 50 testate.
Sono passati decenni prima che le Nazioni Unite, nate dopo Hiroshima e Nagasaki, potessero fare qualcosa di incisivo. Nel 2017 una Conferenza ONU adottò un trattato per la messa al bando delle armi nucleari, con norme vincolanti al fine di giungere a cancellare per sempre la peggiore arma di distruzione di massa. Entrato in vigore il 21 gennaio 2021, il trattato è stato finora firmato da 91 Paesi (su 193 membri dell’ONU), 68 dei quali l’hanno anche fatto diventare parte integrante del loro ordinamento giuridico. Il Vaticano è stato tra i primi a fare entrambe le cose.
A tutt’oggi, purtroppo, mancano ancora all’appello potenze come Russia, Stati Uniti, tutte quelle con arsenali atomici, più i membri della Nato. Dell’UE (Unione Europea) finora hanno firmato solo Austria e Malta.
Dice papa Francesco: “Che dire del fatto che l’umanità si trova nuovamente davanti alla minaccia atomica? È assurdo. Che cosa deve ancora succedere? Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione? Fermatevi, in nome di Dio!”.
Francesco ha supplicato il “Presidente della Federazione Russa di fermare, anche per amore del suo popolo, la spirale di violenza e di morte”, e al Presidente dell’Ucraina ha chiesto “di essere aperto a serie proposte di pace”.
È rimasto soltanto il Papa a parlare di pace? Non dobbiamo assolutamente lasciarlo solo.
Ognuno di noi può e deve fare la sua parte nel lottare in favore della giustizia, della fratellanza e della pace. Cominciando dal nostro piccolo mondo. Con una grande fiducia nella potenza del bene e dell’amore. L’immenso oceano della pace è formato da tante piccole gocce.
*arciprete di Chiasso