di Don Gianfranco Feliciani*
L’ennesimo accorato appello di papa Francesco: “In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate-il-fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili. Tali saranno se fondate sul rispetto del sacrosanto valore dellavita umana, nonché della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze e delle legittime preoccupazioni”.
Il vortice della guerra in Ucraina ci sta risucchiando. Rischiamo la distruzione di noi stessi.
Siamo sulla soglia del punto di non ritorno.
Aiutare l’Ucraina è giusto, ma siamo sicuri che lo stiamo facendo nel modo giusto? Il continuo invio di armi all’Ucraina ha contribuito a contenere l’avanzata dell’esercito russo, ma è un’illusione pensare che basterà a respingerlo oltre i confini. Le armi che inviamo non bastano mai! Ora siamo ai carri armati, ma gli ucraini già chiedono i cacciabombardieri e i missili a lungo raggio, mentre i “falchi” del Cremlino, considerando l’escalation degli aiuti occidentali, tornano a parlare della legittimità dell’uso delle armi nucleari…
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, mette in guardia: “Il tempo sta per scadere mentre il mondo si avvicina al collasso. I Paesi devono cambiare rotta prima che sia troppo tardi”.
Sì, cambiare rotta! È ora di imbracciare le armi dello spirito e di riscoprire la forza del Bene! Ciò significa rientrare in noi stessi con coraggio e onestà. Significa scendere in profondità nel mistero del cuore umano, per riconoscere la nostra immensa dignità ma insieme anche la nostra insufficienza, il nostro assoluto bisogno di essere salvati da Qualcuno più grande di noi. Significa riconoscere quella verità di noi stessi che è l’Umiltà, e che alla fine diventa l’unica vera via praticabile per sconfiggere tutte le guerre di cui l’uomo è capace, perché tutte nascono dal contrario della virtù dell’Umiltà, che è il vizio della Superbia, non a caso classificato come il primo dei vizi capitali.
Siamo come giunti ad un bivio: o la saggezza dell’Umiltà che porterà a tutti la pace, o l’Umiliazione di un disastro che segnerà la sconfitta e la morte di tutti.
*arciprete di Chiasso