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Cronaca
16.04.2018 - 11:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:51

Il problema del Ticino sono i ticinesi? L'amarezza e la rabbia, "a tanti fa comodo rimanere in assistenza". "Gli italiani hanno più fame". "A luglio e agosto meglio stare in disoccupazione"

Molti i commenti dopo la pausa decisa dagli amministratori di Ticino&Lavoro. "Aprire una panetteria alle 6.30/7? Orari troppo difficili. 25 chilometri? Troppo lontano", scrive una datrice di lavoro. "I ticinesi non spiccano in serietà, puntualità, disciplina, senso dell'organizzazione e di responsabilità sociale"

BELLINZONA – “Il problema del Ticino sono… i ticinesi”. Una frase che dice tutto? No, un solo lato della medaglia, come in tutto. Però deve far riflettere. Come lo ha fatto la rabbia dei creatori di Ticino&Lavoro, l’associazione che aiuta i disoccupati, i quali si sono chiesti se valga la pena impiegare tante energie dopo aver visto poco riscontro, vedesi anche i corsi di lingue a prezzi favorevoli in cui non si è presentato nessuno: hanno deciso di prendersi una pausa, delusi. Conoscendo chi sta dietro l’associazione, troviamo difficile pernsare che lasceranno perdere tutto, però al momento la loro scelta è quella.

Come la domanda se valga la pena sottrarre tempo a affetti e hobby per fare qualsiasi cosa a livello volontario, è un mantra. Chi non se l’è fatta, almeno una volta? Sì, in cambio si riceve, il dare è più che il farsi dare, però a volte la questione si solleva. Lo dico con la cognizione di chi se l’è posta spesso, e non è ancora arrivata a una risposta, stanca di quanto il dare diventi scontato, dei grazie che non sempre arrivano. “Per oltre 20 anni sono stata presidente di comitati dei genitori e anche lì il menefreghismo la faceva da padrone. Più volte ho detto basta, ma poi c'era sempre un progetto un qualcosa che mi dava nuovo slancio e fiducia”, ha scritto qualcuno, commentando i post degli amministratori.

Ma lasciando perdere il discorso di fondo, interessanti sono state le reazioni al nostro articolo. Tutti hanno chiesto a Albertini&Co di non lasciare, prima di tutto. Però ad avere il loro stesso dubbio, e a chiedersi se per qualcuno non sia comodo non impegnarsi, è venuto a molti.

“Ci lamentiamo che gli italiani ci rubano il lavoro, ma loro hanno più fame di noi, ma fame fame in quanto non hanno il c—o parato. Ed alla fine non sono arrabbiato con i frontalieri, ma con quelle persone che fanno saltare il posto di lavoro a chi si impegna. Perché è colpa "vostra" se ormai pochi datori di lavoro danno fiducia alle persone che non conoscono e che non hanno referenze, condannando così una generazione”, è un durissimo j’accuse.

“A molte persone piace rimanere in assistenza e fare i mantenuti.. "sentito di persona".. Poi non parliamo di quelli che sono in assistenza da decenni e continuano a sfornare figli a go go.. Tanto chi lavora mantiene tutto questo”, si arrabbia qualcuno. E tanti affermano che farebbero qualsiasi cosa per avere un lavoro, ma per loro l’opportunità non c’è mai stata.

“Ad alcuni non interessa lavorare, si sta bene mantenuti dall'assistenza e ne conosco parecchi”, viene aggiunto.

E poi il parere di una datrice di lavoro. “Io sono stata dall'altra parte della barricata, a cercare personale mandatomi spesso dall'ufficio del lavoro e dalla disoccupazione. Morale della favola? A parte rare eccezioni mi sono sentita rispondere che gli orari erano troppo difficili (panetteria con apertura 06.30/7.00), mancanza di vacanze nel pieno della stagione cioè luglio agosto, 25 km da Locarno è troppo lontano, e dulcis in fundo una persona mi ha anche detto che comunque luglio e  agosto è bello essere in disoccupazione per andare a fare il bagno il pomeriggio”, è lo sfogo.

“I Ticinesi non spiccano in serietà, puntualità, disciplina, senso dell'organizzazione e senso di responsabilità sociale. Non voglio essere offensivo ma purtroppo il problema del Ticino sono i ticinesi stessi. Troppo spesso accusiamo i vicini italiani di "maccheronismo" (qualunque accezione vogliate intendere) mentre non ci accorgiamo di essere parecchio maccheronici su diversi fronti. Ho perso la fiducia già diversi anni fa e con essa la speranza che la mentalità comune in questo cantone migliori anche solo di un poco. Con il passare del tempo saremo sempre meno Svizzeri e nulla potrà invertire questo processo. Meglio andarsene. La speranza lasciamola contemplare a chi in Ticino ci rimane”, un altro parere.

È davvero così? L’amarezza dilaga. Ma per fortuna non tutti sono così. Che però ci sia chi lo è, fa male, malissimo, anche se tutto il mondo è paese.

Paola Bernasconi
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