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26.09.2017 - 13:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Un uomo, un passaporto: Quadri chiede la sola cittadinanza svizzera per Ministri, membri dell'Assemblea Federale e del corpo consolare

Del tema si era discusso molto coi casi di Cassis e Maudet, il leghista va all'attacco, sul modello australiano. "Non è sostenibile fare politica nelle istituzioni della Confederazione avendo in tasca un passaporto estero da estrarre a seconda della convenienza contingente"

BERNA – Se ne era discusso molto durante la campagna elettorale per il posto di successore di Didier Burkhalter: un Ministro può avere un doppio passaporto? Ignazio Cassis, poi eletto, ha rinunciato a quello italiano, mentre il suo sfidante, Pierre Maudet, non ha fatto lo stesso con quello francese, riservandosi poi di prendere in considerazione la questione se fosse stato scelto.

Nel frattempo, Marco Chiesa dell’UDC era pronto a presentare un atto per chiedere che fosse vietato, per i Consiglieri Federali, avere la doppia cittadinanza, in parallelo a uno portato dal collega Pinoja in merito ai Consiglieri di Stato. La Lega, che aveva attaccato pesantemente Cassis sul tema, non si era detta da meno, e Lorenzo Quadri ha agito, inoltrando una mozione, che recita:

“Con la presente mozione chiedo al Consiglio federale di presentare al Parlamento un disegno di legge affinché Consiglieri federali, membri dell’Assemblea federale e funzionari federali che hanno rapporti con l’estero non possano disporre di ulteriori nazionalità oltre a quella Svizzera. Si chiede inoltre di annullare la decisione in base alla quale da inizio anno ai membri del corpo diplomatico e dei servizi consolari non è più richiesto di avere la sola cittadinanza elvetica”.

La regola di poter avere un solo passaporto non varrebbe dunque solo per i sette Consiglieri Federali, dunque, bensì anche i membri di Consiglio di Stato e Consiglio Nazionale, e pure per chi lavora nell’amministrazione pubblica, se ha rapporti con l’estero. Il modello è quello australiano, “nei mesi scorsi si sono verificate delle partenze obbligate sia dal parlamento che dal governo (che ne è un’emanazione) di deputati e ministri binazionali. La Costituzione australiana vieta infatti agli eletti in parlamento di avere più di una nazionalità, e questo per motivi di lealtà allo Stato”, spiega Quadri.

“La questione deve porsi anche in Svizzera, a maggior ragione dopo la modifica di legge del 1992 che consente a chi si naturalizza in via ordinaria di mantenere anche il passaporto del paese d’origine”, prosegue. “A giudizio di chi scrive non è infatti sostenibile fare politica nelle istituzioni della Confederazione con però in tasca anche un passaporto estero, da estrarre a seconda della convenienza contingente. Una situazione di questo tipo è evidentemente improponibile per un Consigliere federale, ma anche per un parlamentare. Non si vede infatti perché la regola australiana (e l’Australia è un paese d’immigrazione) non possa essere trasposta in Svizzera”.

Per quanto concerne i membri del corpo diplomatico e dei servizi consolari della Confederazione, a inizio anno il Consiglio Federale ha deciso di rinunciare a inserire fra i requisiti per la sola nazionalità svizzera. “Una decisione che va annullata. In generale i funzionari federali che hanno rapporti con l’estero devono disporre della sola cittadinanza svizzera. Il requisito va inoltre esteso a chi – in veste di assistente, segretario o altro, avente accesso ad informazioni confidenziali – partecipa a nome della Svizzera a gruppi di amicizia OSCE, al Consiglio d’Europa o ad altri gruppi o organizzazioni che comportino relazioni internazionali”.
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