Politica
17.01.2018 - 14:230
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Per i Verdi, la libera circolazione non va abolita ma corretta. "Servono misure di accompagnamento, subito: oppure anche chi non è di estrema destra voterà sì"
Prima ironizzano sulla scelta democentrista, "vogliono la botte piena e la moglie ubriaca", poi rimarcano l'importanza di "continuare a collaborare con l'UE coi bilaterali. Però la situazione sta diventando insostenibile per cui servono misure concrete, come salari minimi dignitosi"
BELLINZONA – “Finalmente si fa sul serio: dopo iniziative dallo scarso effetto concreto, che hanno semplicemente fatto leva sulle paure rispetto alla questione migratoria, ora il problema viene affrontato di petto. L’UDC nazionale ha lanciato un’iniziativa popolare per abrogare la libera circolazione delle persone, uno degli accordi cardini dei trattati tra Svizzera e Unione Europea”, scrivono i Verdi, riprendendo quella che è un po’ l’opinione di molti. Dalle parole si passa ai fatti, e qualunque sia il risultato di una possibile votazione (non dimentichiamo che prima andranno raccolte le firme) ci sarà un cambiamento nei rapporti fra Svizzera e Unione Europea.
Per i Verdi, il futuro dovrebbe essere sempre all’interno di un quadro bilaterale e dunque di apertura, ma con alcuni correttivi, ovvero misure di accompagnamento, che limitino i problemi creati dalla libera circolazione delle persone, o meglio, da chi ne ha approfittato.
“Da sottolineare l'ironia di questa scelta: da una parte l'unione democratica di centro inneggia alla chiusura delle frontiere e alla costruzione di muri ma allo stesso tempo predica una libertà di mercato completamente deregolamentata.Un po' come volere la botte piena e la moglie ubriaca”, si legge nella nota.
“Riteniamo che il Ticino in questi ultimi anni sia stato particolarmente soggetto a una forte pressione sui diritti e sui salari dei lavoratori residenti. Questo deriva dalle avide scelte di chi ha approfittato a piene mani della libera circolazione per creare una guerra tra i poveri. Questa situazione ha portato ad un forte impoverimento dei lavoratori ticinesi come testimoniano le diminuzioni dei salari mediani in diversi settori economici (in controtendenza con il resto del Paese) e il forte aumento del tasso di assistenza sociale. L’economia è stata messa in ginocchio e il tessuto sociale di un intero cantone ha subito pesanti conseguenze”.
In un futuro ritengono “fondamentale immaginare una società aperta, con forti legami d’amicizia tra i popoli che possano portare a delle sinergie tra le nazioni confinanti. In quest’ottica, riteniamo importantissimo continuare a collaborare con i paesi dell’unione europea attraverso trattati bilaterali”.
Ma non è tutto rose e fiori, anzi. “Tuttavia è pericoloso negare che la situazione attuale è e sta diventando insostenibile: i partiti borghesi al governo non stanno minimamente tutelando il mercato del lavoro contro le conseguenze nefaste di una libera circolazione deregolamentata. Solo l’introduzione di azioni concrete per contrastare questo tipo di economia (come per esempio l’introduzione di un salario minimo dignitoso), che sfrutta manodopera a basso costo e impoverisce i residenti, potrà permettere di immaginare anche in futuro una società aperta. In caso contrario la tentazione di sostenere l’iniziativa UDC potrebbe arrivare anche da ambienti molto distanti dalla destra populista”.
Ovvero, o si corregge la libera circolazione delle persone, oppure si rischia che anche chi ha idee ben diverse da quelle democentriste finisca per votare per disdire l’accordo per salvaguardare il mercato del lavoro. Per il movimento ecologista, non serve cancellare l’accordo, bensì correggere il far west.