Politica
25.01.2018 - 12:130
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Ecco la perizia di Bertoli. La domanda di fondo rimane: perché ci si è affidati a Argo 1? I motivi addotti non sono giustificazioni
Il perito ha consegnato ufficialmente ieri il suo rapporto al Consiglio di Stato. Urgenza, minori costi, competenze non giustificano il passaggio da Rainbow alla neonata agenzia di sicurezza: toccherà all'inchiesta penale scoprire cosa c'è sotto. Ed è improbabile che i funzionari non sapessero
BELLINZONA – Ci siamo, un’altra pietra miliare nell’inchiesta su Argo 1 è stata posata. Il perito Marco Bertoli ha consegnato ieri ufficialmente al Governo il suo rapporto.
Cosa è emerso? Sostanzialmente che la domanda di fondo resta: ovvero, perché è stata scelta Argo 1?
Le indiscrezioni che avevamo ripreso dal portale liberatv.ch sono state confermate da un articolo odierno de La Regione. I motivi ufficialmente addotti dal DSS, cioè l’urgenza, i minori costi, le competenze, non giustificherebbero quel mandato diretto. Le vere ragioni della scelta che ha fatto sì che si passasse dalla Rainbow a un’agenzia nata da poco e con una dotazione di agenti qualificati non sufficienti (quello lo aveva confermato anche Gobbi) le potrà scoprire l’inchiesta penale, ancora in corso.
Secondo l’ex procurarore pubblico, è poco credibile che i funzionari del DSS coinvolti non sapessero che mancava la risoluzione governativa. Renato Scheurer, allora capo dell’Ufficio del sostegno sociale, ora prepensionato, disse che dal 2015 la questione era risaputa, Claudio Blotti, all’epoca dei fatti capo della Divisione, disse di no, quando i due furono sentiti dalla Sottocomissione del Gran Consiglio. Scheurer aveva poi in un certo quel modo ritrattato.
L’inchiesta penale, appunto, prosegue. John Noseda è in attesa della rogatoria dall’Italia che permetterà di capire chi ha usufruito della vacanza in Sardegna pagata dalla ditta di sicurezza, e in particolare se a goderne è stato qualche funzionario del DSS stesso. Se dalla perizia di Bertoli è emerso un possibile reato penale, ovvero l’infedeltàé giurdiica (che, ricordiamo, è formulato nell’articolo 314 del Codice penale: “I membri di un’autorità o i funzionari che, al fine di procurare a sè o ad altri un indebito profitto, recano danno in un negozio giuridico agli interessi pubblici che essi devono salvaguardare, sono puniti con una pena detentiva fino a cinque anno o con una pena pecuniaria”), Noseda ha spiegato che se ne sta occupando già dallo scorso autunno, e che non è dunque una novità.