BERNA – Potrebbe non esserci alcun accordo quadro. Ignazio Cassis aveva detto che tutto il possibile è stato fatto, d’altronde gli ostacoli sono sempre stati tanti.
A essere decisivi per il no all’accordo potrebbero essere, secondo la Neue Zürcher Zeitung, la volontà di Berna di mantenere le misure di accompagnamento alla libera circolazione (che il Ministro ticinese si era detto disposto a allentare, scatenando una ridda di polemiche) e la Direttiva comunitaria sulla cittadinanza.
La Svizzera dovrebbe implementare quest’ultima, secondo l’Unione Europea. Essa renderebbe più difficile espellere un cittadino straniero UE dal paese. Il nostro paese, si era spiegato alcune settimane fa, preferirebbe non recepirla. Ma per Bruxelles alcuni punti sono cardine, come la possibilità di ottenere il diritto al soggiorno permanente in un Paese dopo 5 anni consecutivi di soggiorno legale. In questo modo, non potrebbe avvenire l’espulsione nemmeno in presenza di una pena pecuniaria sospesa o di una pena detentiva di soli 5 mesi, mentre ora è possibile.
E poi, c’è il nodo assistenza. L’UE vorrebbe che per un cittadino straniero sia possibile accedere alle prestazioni dopo un solo anno, e che esse siano a beneficio anche di studenti o pensionati che hanno soggiornato per soli tre mesi nel paese.
Ostacoli a cui la Svizzera non vuole piegarsi, mantenendo la propria linea. Probabilmente era questo che Cassis intendeva con “tutto il possibile”: oltre alcune questioni, Berna non vuole andare. E così potrebbe non esserci l’accordo, se nessuno si muoverà dalle proprie posizioni. Qualcuno cederà o tutto naufragherà? Quali possano essere le eventuali conseguenze, è ancora presto per saperlo.