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09.10.2019 - 18:190

Ceschi: "Abbiamo scritto alla Procuratrice Pubblica. L'inchiesta giornalistica è stata di qualità"

Il Capo Dipartimento Informazione della RSI non vuole replicare a Crotta ma commenta il decreto di abbandono e svela come non siano piaicute diverse osservazioni di Anna Fumagalli

COMANO – Dopo aver sentito Enzo Crotta che ha commentato il decreto di abbandono per i giornalisti che realizzarono il servizio di Patti Chiari sulla sua azienda, abbiamo interpellato il Capo Dipartimento Informazione della RSI Reto Ceschi. Il quale non vuole replicare alle parole, anche pesanti, di Crotta, ma ha commentato la decisione della Procuratrice Pubblica.

“La Procuratrice Pubblica ha deciso per un decreto d’abbandono, ciò significa che non ci sono gli estremi per indagare su una calunnia o una diffamazione di Patti Chiari verso Enzo Crotta: la notizia è questa, per me. Poi la Procuratrice ha fatto una serie di annotazioni nel suo decreto dove dà del giudizi sul modo con cui è stata condotta l’inchiesta giornalistica, annotazioni che per noi vanno largamente al di là del suo ruolo”.

Ceschi spiega che la RSI lo ha fatto notare scrivendo, il mese scorso, quando è arrivato il decreto, ad Anna Fumagalli. “Le abbiamo detto” prosegue Ceschi “che prendiamo atto del dispositivo del decreto di abbandono, ma che non condividiamo le sue lunghe annotazione sulle modalità di svolgimento dell’inchiesta giornalistica. Annotazioni che nulla hanno a che vedere con i reati che ha tentato di indagare. Non è infatti competenza di un procuratore pubblico determinare se un prodotto giornalistico sia corretto o meno nei confronti dei consumatori. Insomma, il grosso del dispositivo del decreto d’abbandono è una critica sul nostro modo di fare giornalismo. Non siamo d’accordo e, per trasparenza, lo abbiamo scritto alla procuratrice Fumagalli. Ci ha risposto? Per il momento no, magari lo farà prossimamente, ma non vogliamo aprire un dibattito con lei. Ci pareva semplicemente doveroso, dopo quanto letto, rispondere”.

A Ceschi non è piaciuto che sia stato affermato che i paragoni effettuati nel servizio tra la ditta di Crotta e altre aziende non fossero opportuni. “Lo sono per mostrare che ci sono altre realtà, non paragonabili al cento per cento, che dimostranola possibilità di agire nella confezione di ortaggi di quarta gamma in modo diverso da come faceva Crotta. Non si vuol dire che ci sono esempi buoni o cattivi, semplicemente sistemi diversi e da chi è virtuoso si può anche imparare. Noi abbiamo raccontato ciò che avveniva nell’azienda di Enzo Crotta, che nel suo campo era un attore importante in Ticino in quanto serviva diverse catene di distribuzione con tanti clienti. Non ci siamo occupati di qualcuno che vendeva al sabato due cespi di insalata al mercato, Crotta era un produttore che dominava il mercato con il marchio Ticino. Crotta, come viene ricordato anche dalla procuratrice Fumagalli, ci ha aperto due volte le porte della sua azienda, ha visto prima il servizio accompagnato dal suo legale, è stato invitato in studio e ha potuto difendersi”.

Tornando indietro, il servizio verrebbe rifatto nello stesso identico modo. “Si, così come ne realizziamo tanti”, spiega Ceschi. “La situazione che abbiamo mostrato non l’abbiamo inventata noi. La seconda volta ci siamo recati nell’azienda perché Crotta ci aveva detto di farlo, ritenendo di aver sistemato quel che non andava dopo la prima visita. Non abbiamo mai travisato i fatti, non abbiamo mai affermato che i prodotti di Crotta generavano un problema di salute pubblica. Quel che abbiamo fatto è mettere in evidenza che il rapporto qualità-prezzo, essendo rispettati tutti i criteri di produzione e di distribuzione, poteva essere discutibile. Ma mai abbiamo detto che l’insalata di Crotta faceva star male il consumatore. Il nostro è stato un lavoro di inchiesta giornalistica e, come responsabile del Dipartimento Informazione, sono convinto che chi se ne è occupato l’abbia fatto in modo rigoroso e serio”.

Nel decreto, si sostiene anche che vi sia stata la complicità di ex collaboratori di Crotta rancorosi. “Quando si realizzano inchieste giornalistiche vi sono delle segnalazioni, delle dichiarazioni, c’è qualcuno che espone dei fatti che ritiene di aver visto e vissuto Noi, prima di parlarne, facciamo delle verifiche molto accurate”, dice Reto Ceschi. “Se fossimo arrivati da Crotta e avessimo trovato un ambiente di lavoro modello, avremmo cestinato le segnalazioni delle persone che hanno preso contatto con noi. Abbiamo invece trovato una realtà che assomigliava molto a quella denunciata, ciò ci ha mossi nell’andare avanti e nel porci davanti a Crotta con trasparenza. Lui ci ha aperto le porte, questa è stata la base della costruzione del servizio. Tenuto conto del contesto e della situazione abbiamo fatto un ottimo lavoro. D’altro canto grandissima parte delle reazioni che abbiamo avuto sono state di elogio”.

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