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Cronaca
11.01.2019 - 16:410

Clima incandescente! "Boicottiamo Como". "Non abbiamo ticinesi da licenziare. Frontalieri, lasciate il Ticino"

Due ticinesi, arrabbiati per una multa da quasi 90 euro per un parcheggio a Como, propongono ai ticinesi di non recarvisi più. Il giornalista ribatte con l'altra proposta. Non si sta esagerando?

COMO – I rapporti fra ticinesi e italiani, in tema di multe, sono ormai tesi. Dopo i licenziamenti avvenuti per insulti ai poliziotti da parte di frontalieri e la polemica in merito a presunte multe date solo a targhe italiane, ecco il problema “inverso”: per alcuni ticinesi, a Como le sanzioni avrebbero colpito solo le targhe ticinesi. Ma il giornalista poi lancia una proposta ancora più forte...

A riportare la loro rabbia e la volontà di boicottare Como è La Provincia di Como.

Partiamo dai fatti. Il 5 gennaio la coppia ticinese parcheggia in Piazza Vittoria, dove vi è a suo dire una fila di auto italiane. Guidano un’utilitaria con dei bagagli sul tetto e non possono accedere ai parcheggi sotterranei, altro non trovano. Como è molto trafficata a causa delle luci e dei mercatini natalizi.

“Con sorpresa abbiamo trovato la multa (87.50 euro, ndr). La bella serata è stata in fretta rovinata. Dopo avere cenato, festeggiato e acquistato merce ai mercatini, ecco che Como ci ringrazia… Tutte le auto sono state multate? Oppure solo la nostra con targa svizzera? E dove sta la tolleranza per eventi e situazioni speciali? Triste davvero. Siamo senza parole”, raccontano.

Il perché della multa? Non si poteva, neppure eccezionalmente, parcheggiare in zone come Piazza Vittoria dove è vietato, malgrado i due abbiano dedotto così. E dunque, la sanzione è a detta della Polizia inevitabile.

“Se non potete accogliere i visitatori impeditene l’accesso. Troppo comodo avere turisti che lasciano soldi all’industria alberghiera, e non solo, per poi multarli. Questa situazione è intollerante, allora ci organizzeremo per evitare Como. Non pensiamo sia un nostro problema personale, quindi cercheremo le vie adeguate per far conoscere alla popolazione almeno ticinese la problematica”, attaccano i due. 

E il giornalista autore dell’articolo lancia il carico da novanta, riferendosi al caso della donna licenziata dalla ditta di Bioggio (cui è seguito il dipendente della Rapelli): “L’unica differenza è che, da questa parte del confine, di ticinesi da licenziare per vendetta non ne abbiamo. Tutt’al più potremmo ipotizzare un auto licenziamento in massa dei nostri connazionali impiegati di là. Il Ticino chiuderebbe bottega, ma sarebbe una crudeltà sproporzionata all’offesa. In fondo il nostro è un Paese democratico, in cui muovere una critica (civile) alla polizia locale non è ancora un reato”.

Dunque, i due ticinesi vogliono boicottare Como, il giornalista suggerisce agli italiani di licenziarsi. Ma non si sta un po’ esagerando?

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