L’eventuale disoccupazione è stata ovviamente toccata anche dall’appello firmato dal sindacato. “Solo qui, a Comano (e a Besso), oltre1100 colleghi e colleghe perderanno il proprio posto di lavoro, e numerose aziende private perderanno il loro più importante cliente. Redattori e redattrici, animatori, cameramen, autisti, tecnici, programmisti musicali, pittori, sarte, falegnami, registi, scenografi, segretarie, assistenti, impiegati e altri lavoratori di ben 60 professioni diverse, che non hanno altro torto se non quello di fare onestamente e seriamente il proprio lavoro per un giusto compenso, vedranno cambiare drasticamente la loro vita e quella delle loro famiglie. L’economia della Svizzera italiana non è in grado di offrire un’occupazione alternativa a queste persone. Il loro destino, il nostro destino, sarebbe la disoccupazione. Va detto forte e chiaro, senza se e senza ma. Nessun piano B è possibile. Chi sostiene il contrario dovrebbe presentare proposte credibili, che finora non si sono viste. E se anche un piano B fosse immaginabile, potrebbe al massimo ridare lavoro ad una minima parte delle persone licenziate”. Con la conseguente salita dei costi sociali, dato che lo Stato dovrebbe pagare loro la disoccupazione, e 200 milioni in meno spesi dai lavoratori in vari settori.