Economia
25.01.2018 - 11:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Canetta fa i conti, "il piano B dei fautori di No Billag? Porterebbe a un abbonamento di 2'450 all'anno per vedere... il telegiornale"
Il direttore della RSI racconta "una favola dei nostri tempi". Calcolando oltre ai costi sinergie, immagini, distributori (che ora sono garantiti dalla SSR), produrre il TG costerebbe 35 milioni. In quanti si abbonerebbero? Tenendo conto di alcuni parametri, 15mila. E ci sarebbero le interruzioni pubblicitarie
di Maurizio Canetta*Il piano B per il Telegiornale: una favola dei nostri tempi. È una favola un po’ lunga, ma prendetevi il tempo.
Ho scritto e presentato almeno tremila Telegiornali nella mia vita. Posso quindi provare a darvi qualche elemento per capire perché il piano B inventato dai sostenitori della No Billag non ha nessun fondamento.
Dunque, i fautori dell’iniziativa No Billag ritengono che la RSI potrebbe sopravvivere senza canone, costruendo un’offerta in abbonamento.
Mi metto all’opera e preparo un piano per realizzare e vendere il Telegiornale RSI. Per prima cosa verifico quante economie domestiche oggi seguono il Telegiornale. Il dato 2017 dice 34'100 nella Svizzera Italiana, che rappresentano il 44% di share (percentuale di televisori accesi in quel momento).
Il TG oggi costa 11.7 milioni all’anno (dati 2016), produce per 295 giorni all’anno cinque edizioni al giorno (65 minuti di programma) e per 70 giorni (estate) quattro edizioni al giorno (60 minuti di programma). A questo vanno aggiunte le edizioni speciali in caso di grandi eventi di attualità, diciamo una decina in un anno.
Il Telegiornale di oggi beneficia di una serie di sinergie, determinate dall’esistenza della RSI e della SSR. Ad esempio la rotazione del personale tecnico negli studi o la possibilità di utilizzare il materiale dei colleghi svizzero tedeschi, romandi e romanci. Tutte immagini e servizi che il mio nuovo Telegiornale dovrebbe costruirsi da solo, visto che la SSR non esisterebbe più. Oppure che dovrebbe comperare dagli attori privati nel resto della Svizzera.
Devo aggiungere i costi di abbonamento alle agenzie internazionali che forniscono immagini, che oggi sono acquisite dalla SSR.
Aggiungo quindi il 50 per cento ai costi attuali. Arrivo a 17.5 milioni.
I distributori (Swisscom, UPC o altri) chiedono la metà degli incassi della vendita per abbonamento per coprire i propri costi amministrativi e di distribuzione.Arrivo dunque a un budget necessario di 35 milioni. Devo vendere abbonamenti per 35 milioni, che mi consentano di pagare i miei costi di investimento di 17.5 milioni e i 17.5 milioni richiesti dai distributori.
Il pubblico potenziale: alle 34'000 economie domestiche attuali ne aggiungo altrettante nel Nord della Svizzera, visto che a Nord delle Alpi ci sono altrettanti italofoni che nella Svizzera Italiana (Statistica della popolazione 2016). Arrivo a 68'000 economie domestiche. Sono molto ottimista e conto di vendere anche abbonamenti all’estero (svizzeri all’estero e Italia). Posso arrivare a 80'000 economie domestiche.
Un articolo della Weltwoche (Kurt Zimermann) ritiene che almeno il 25 per cento degli spettatori che fruiscono oggi del servizio pubblico è disposto a pagare un abbonamento per lo stesso servizio.
Dato molto ottimista, visto che il New York Times ha avuto un calo del 90 per cento dei lettori online quando ha introdotto il sistema di pagamento per la lettura degli articoli (paywall). Ma io sono ottimista per natura e prendo il dato ipotizzato dalla Weltwoche.
Ho dunque un pubblico interessato e disponibile di 20'000 economie domestiche (il 25 per cento di 80’000).
Ammettiamo che riesca a vendere pubblicità per un milione all’anno, che è un’enormità, visto che offro un’ora di programma al giorno e che rischio di perdere pubblico se infarcisco un programma di attualità con gli spot pubblicitari, che ad esempio negli Stati Uniti interrompono i Telegiornali ogni dieci minuti. In più, se io compero un programma in abbonamento, ho la possibilità di saltare la pubblicità, ciò che abbassa notevolmente il suo impatto.
Parallelamente ho però bisogno per vendere il mio Telegiornale di una campagna di marketing, che mi costa almeno un milione all’anno.
Per vedere e acquistare in abbonamento un prodotto simile, devo disporre della tecnologia adatta, cosa che accade ai tre quarti della popolazione svizzera, non di più. I distributori del segnale devono costruire un Data Center ad hoc per gestire la visione contemporanea da parte di migliaia di persone del mio Telegiornale.
I miei 20’000 potenziali clienti (economie domestiche) diventano 15 mila.
Il costo di un abbonamento annuale per vedere il Telegiornale nella versione piano B dei fautori del sì alla No Billag è di 2300 franchi all’anno (35 milioni diviso 15'000 economie domestiche).
Così facendo, costruisco un’offerta che non frutta un franco di guadagno.
Se ho un gruppo di investitori che mettono sul piatto 35 milioni di franchi, vogliamo concedere loro un’ipotesi di guadagno del 5 per cento?
Allora saliamo a 36'750'000 franchi come bisogno di entrate, ciò che porta il prezzo dell’abbonamento a 2450 franchi all’anno, che è quasi sette volte il canone (365 franchi all’anno) per vedere un’ora di televisione.
*direttore RSI