BERNA – Today is the day, si potrebbe dire. L’UE attende una risposta da parte del Consiglio Federale sull’accordo quadro. Le opzioni, come si sa, sono tre: parafare, non parafare, rinviare. Secondo un piano C, che oltre a essere la terza opzione dopo l’A e il B, prende il nome da Cassis.
Facendo un passo indietro, Filippo Lombardi l’altro giorno aveva spiegato come secondo rumors la Svizzera dall’accordo quadro avrebbe ottenuto il 70% di quanto desiderava, mentre il 30% riguarderebbe però le misure di accompagnamento alla libera circolazione, su cui il PS potrebbe unirsi all’UDC nel dire no.
Ma oltre alla valutazione vera e propria dell’accordo quadro, la Svizzera sta subendo una sorta di “ricatto”. L’UE vuole una risposta positiva in merito all’accordo, per dare il via libera ad altri due anni di equivalenza borsistica. Altrimenti, essa decadrebbe. In merito, si è negoziato tanto, e i piani erano il riconoscimento a tempo indeterminato (piano A) e l’obbligo per le altre piazze europee di chiedere alla FINMA un riconoscimento per poter continuare a negoziare titoli di aziende svizzere (piano B). Nessuno dei due ha funzionato, e l’Unione Europea ora ha architettato quello che per moltissimi è un ricatto.
Ignazio Cassis, stando al Blick, avrebbe trovato un’alternativa. Ovvero, non dire né sì né no, ma temporeggiare attivando una consultazione che potrebbe prendere diverso tempo, facendo slittare l’eventuale firma anche al 2020. La sua idea è discutere dell’accordo in Governo, poi interpellare le Commissioni della politica estera del Nazionale, degli Stati e i Cantoni, in modo da prendere di fatto tempo.
Per l’UE non sarebbe un no, perché sarebbe semplicemente un rispettare il processo democratico svizzero, e capendo che si è entrati in materia in modo serio, dovrebbe concedere l’equivalenza borsistica.