BELLINZONA - Negli ultimi mesi si sono registrati parecchi casi di fuoco di San'Antonio, una malattia che porta dolore, prurito e fastidio. Qualcuno ha subito sospettato che ci potesse essere una correlazione col vaccino anti-Covid, adesso l'ipotesi viene davvero ritenuta possibile.
Anche in Ticino gli esperti non escludono più che un legame possa esserci, a partire da Christian Garzoni. Infatti a La Regione, che dedica al tema un approfondimento, dichiara: "La vaccinazione è una stimolazione, che attiva il sistema immunitario. Forse in questo frangente può diventare più difficile per il corpo di alcune persone controllare una eventuale riattivazione del virus della varicella".
Anche il collega, Carlo Mainetti, primario di dermatologia dell’Ente ospedaliero cantonale conferma, seppur cauto, ammette che il vaccino potrebbe avere un ruolo: "Siamo ancora a livello di approfondimento, ma è possibile che ci sia un fattore, che riattiva il virus, anche nel vaccino".
Un'altra possibile spiegazione dell'aumento dei casi è che il Coronavirus possa "preparare il campo" al fuoco di San'Antonio. Molti si ammalano dopo essere guariti dal Covid, in effetti. "Il coronavirus è effettivamente una malattia che può debilitare il corpo e dunque scatenare in un secondo tempo anche il fuoco di Sant’Antonio. È legato al virus della varicella che resta dormiente nel corpo. Lo osserviamo anche in pazienti che hanno fatto polmoniti gravi o altre malattie importanti", spiega Garzoni.
Swissmedic ha da poco lanciato un vaccino contro il fuoco di Sant'Antonio. I due medici lo consigliano vivamente, in particolare ai pazienti over 65.