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25.10.2017 - 17:020
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

"Non è giusto che l'unico a pagare sia l'ex dipendente. Come è arrivato quel documento al Corriere del Ticino?". Il PS si interroga

Il Partito Socialista già ieri si era schierato con le associazioni che non concordano con gli articoli dei giorni scorsi. "Ci preoccupa anche il fatto che la sua sospensione sia avvenuta d'accordo col DASF: tutta la questione non è circoscritta solo all'Ufficio del sostegno sociale e dell'inserimento"

BELLINZONA - Il PS solamente ieri sera aveva ribadito la sua chiara intenzione di ottenere un'inchiesta parlamentare sul caso Argo 1 e si era schierato assieme alle associazioni che avevano criticato il Corriere del Ticino. Adesso pare che l'agente che il quotidiano aveva citato come "infiltrato", un ruolo che assolutamente non ha, di UNIA, gli sia costata una sospensione dal lavoro trovato dopo il fallimento della stessa Argo 1, presso Securitas al centro richiedenti l'asilo di Camorino.
"Il Partito Socialista ritiene inammissibile che, allo stato attuale, l’unica persona a subire delle conseguenze per quanto riguarda lo scandalo ‘Argo 1’ sia un ex-dipendente dell’agenzia, il quale aveva denunciato al sindacato UNIA delle irregolarità sulla sua busta paga. Un problema reale e grave poiché oltre a non esistere e a non disporre del personale necessario quando le è stato affidato il delicato mandato nell’ambito dell’asilo, è stato appurato che ‘Argo 1’ ha anche pagato in contanti e senza dichiararle ben 8'000 ore di lavoro, per un importo di 190mila franchi", scrive il partito.

Passando all'attualità, "l’ex-dipendente di ‘Argo 1’, che oggi lavora per un’altra agenzia di sicurezza, è stato sospeso dal suo nuovo datore di lavoro per delle ragioni direttamente riconducibili alle accuse mosse a suo riguardo in un articolo pubblicato in prima pagina dal “Corriere del Ticino”, il quale ha reso note le generalità dell’ex-dipendente di ‘Argo 1’, definendolo ingiustamente un “infiltrato” del sindacato UNIA. L’articolo in questione ha mosso le critiche di UNIA, Syndicom, SSM e dall’Associazione Ticinese dei giornalisti, a cui ci siamo uniti, visto che sono stati trattati in prima pagina dei fatti relativi ai testimoni del caso ‘Argo 1’ che appaiono giustamente “marginali, se non irrilevanti, rispetto ai gravi problemi sollevati dalla vicenda”. Dei fatti volti a screditare degli ex-dipendenti benché la procura abbia confermato che i testimoni nel caso ‘Argo 1’ siano attendibili.".

Ma chi ha scelto di sospenderlo? Securitas parlava di una scelta presa di comune accordo col DSS, ma dal DASF si faceva intuire che fosse stata la ditta a decidere, con l'accordo del Dipartimento. "Desta preoccupazione anche il fatto che la decisione della sospensione dell’ex-dipendente di ‘Argo 1’ sia stata presa dal suo nuovo datore di lavoro in accordo col direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie (DASF): la dimostrazione che i fatti riconducibili ad ‘Argo 1’ e ai suoi sviluppi non siano esclusivamente circoscritti all’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento (USSI)", prosegue il PS, il quale "s’interroga seriamente riguardo al documento riservato al vaglio del Governo e inviato alla Magistratura – contenente delle informazioni relative agli ex-dipendenti di ‘Argo 1’ – il quale è stato trasmesso al “Corriere del Ticino” e che il quotidiano ha utilizzato quale fonte per gli articoli di prima pagina consacrati agli ex-dipendenti di Argo 1".

"Riteniamo perciò che, oltre ai preoccupanti quesiti rimasti nell’ombra, occorra anche fare piena luce sulle dinamiche, le ragioni e la prassi e il mandato che hanno portato a produrre questo documento e su come sia mai stato possibile che “un documento al vaglio del Governo e inviato alla Magistratura” sia stato trasmesso alla stampa, portando a un articolo che ha causato la sospensione di un lavoratore ed ex-dipendente che ha testimoniato riguardo alle malversazioni di ‘Argo 1", termina il partito.
 
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