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08.01.2018 - 22:470
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il ritorno di Sansonetti. Denuncia Falò, e cannoneggia la RSI, "voto sì a No Billag perché una tv che diffonde fake news deve chiudere e non fare danni al popolo"

Il responsabile operativo di Argo 1 cita come esempio il famoso servizio, da cui ritiene sia uscita un'immagine " di persona violenta, poco equilibrata e dedita alla corruzione". Vorrebbe sapere quanto è costato il servizio e accusa Sofia e Blanc di non aver rispetto le norme deontologiche

BELLINZONA – Marco Sansonetti, ex responsabile operativo di Argo 1, passa al contrattacco e denuncia i giornalisti che hanno realizzato il famoso servizio di Falò dedicato al caso Argo: Aldo Sofia e Philippe Blanc ed anche ignoti. E si schiera a favore di No Billag.

Il motivo? Le fake news, come a suo avviso il famoso servizio. “Mi piacerebbe che RSI mostri il costo totale sostenuto per la splendida realizzazione del Servizio di Faló sul caso Argo 1,: costo scenografia, costo fumettista disegnatore, costo sull'esclusiva delle dichiarazioni fake news del super testimone (sicuramente pagato in nero), costo attori teatrali, super compensi Aldo Sofia, Philippe Blanc, compensi staff audio video esterno e staff di studio,  ma soprattutto mi piacerebbe sapere come RSI è entrata in possesso di un documento riservato "sotto sequestro" nel palazzo del Ministero Pubblico e mostrato in onda durante il servizio di Faló (documento contabile che fa parte dell'inchiesta penale in corso da parte della Magistratura)”, attacca su Facebook. 

“Le mie domande? Voi cittadini paghereste ancora il canone sapendo che i nostri soldi vengono spesi per realizzare delle false notizie? Paghereste dei giornalisti (compreso un Direttore dei corsi di giornalismo) che non rispettano le norme deontologiche professionali?  Paghereste la CORSI (Società Cooperativa per la Radiotelevisione Svizzera Italiana) che dovrebbe garantire i contenuti e la qualità dell'offerta editoriale e dei programmi nel rispetto del mandato federale? La mia conclusione? Informare il popolo è una cosa importante, ma è importante solo se le notizie che vengono fornite ai cittadini sono vere e appurate. Emittenti radio televisive che vivono di fake news è meglio che chiudano e non facciano danni al popolo”

Riporta anche parte della denuncia. Il servizio, scrive, era incentrano “per il 70% sulla mia persona, usando il mio nome e cognome, tra cui una a torso nudo, usando ricostruszioni e dichiarazioni false volutamente diffamatorie. Il servizio in generale mi ha rappresentato come un delinquente, truffatore professionalmente incapace ma soprattutto come una persona violenta, poco equilibrata e dedita alla corruzione”.

La denuncia porta la data del 20 dicembre, e secondo Sansonetti i giornalisti hanno violato le norme deontologiche, in particolare “il rispetto della dignità, le fonti di informazioni, la cronaca giudiziaria con presunzione di innocenza e di risocializzazione, il diritto di essere ascoltati in caso di gravi addebiti, le illustrazioni e il montaggio”.

Il documento pubblicato non è completo, però Sofia e Blanc vengono accusati di non aver verificato le dichiarazioni del super teste Mario Morini, violando per Sansonetti la presunzione di innocenza. Ritiene che sia stata violata la sua dignità, “raffigurandomi come un mostro violento con disegni abbozzati che hanno l’unico scopo di avviare una ricostruzione già di per sé faziosa”. Anche la foto a torso nudo per lui rientra in questa accusa di violazione della dignità, in quanto non utile ai fini del servizio.

Sansonetti se la prende specificatamente col giornalista Blanc. In alcune dichiarazioni di Morini infatti si diceva che il centro richiedenti l’asilo di Peccia fosse incustodito nonostante lo Stato pagasse per avere due agenti e come lo stesso programma si era recato due anni prima sul posto e aveva potuto verificarlo. “La versione fornita agli autori di Falò non corrisponde ancora una volta alla realtà e questa volta gli stessi, soprattutto il signor Philipp Blanc ne erano pienamenti consapevoli perché presenti sul posto”. Un agente era assente perché si stava occupando dell’assistenza di un richiedente l’asilo che si era infortunato.

La RSI non avrebbe potuto filmare nel centro, prosegue uno dei personaggi chiave del caso Argo, sicuro che il servizio “aveva l’unico scopo di screditare Argo 1 e indirettamente la mia persona”, accusandolo di “truffa ai danni dello Stato”, in realtà mai mossagli dal Pubblico Ministero.

Vedremo se Falò replicherà, di sicuro la vicenda avrà uno strascico giudiziario.
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