BELLINZONA – Il Governo aprirà un’inchiesta amministrativa per quel che concerne il caso dell’ex funzionario del DSS? Il suo processo tenne banco e fu l’argomento principale in Ticino sia per la gravità delle accuse, sia per il sentimento di coinvolgimento e indignazione che spesso queste vicende portano, sia perché c’è anche un versante politico.
L’uomo era accusato di coazione sessuale ed anche violenza sessuale. Il secondo reato è caduto, perché non si è riusciti a dimostrarlo e perché è intervenuta la prescrizione, mentre per il primo è stato condannato a una pena pecuniaria di 120 aliquote, ciascuna da 60 franchi, posta al beneficio della condizionale. Raccontare cosa era realmente successo era stato, per una delle vittime, parte di un processo di catarsi e di accettazione, che però ovviamente ha avuto anche il suo coté giudiziario.
Ma i fatti avvennero quando il funzionario era attivo nel DSS, e almeno una delle vittime, anche più di una, parlò di quando accadeva. L’uomo non fu mai fermato, mai messo in discussione. Lo ha detto il giudice Villa durante il processo, chiedendo scusa alle vittime, il mondo politico non ha potuto tacere.
Sono state molte e pesanti le domande che sono state poste al Consiglio di Stato: cosa si poteva fare per fermarlo? Perché non è stato fatto? Come agire in casi simili (augurandosi che non si verifichino mai) in futuro?
Il Governo si era riservato di aprire, nel caso, un’inchiesta amministrativa. Prima però desiderava saperne di più, leggere a fondo le motivazioni della condanna. Ebbene, adesso ci sono. Un fascicolo da oltre 100 pagine è stato depositato: ora verrà letto e da lì si capirà se politicamente verrà fatta partire qualche indagine.
Dal punto di vista penale, due delle tre accusatrici avevano preannunciato appello, anch’esse attendono l’esame attento delle motivazioni per decidere se procedere o meno. Anche la procuratrice pubblica Chiara Borelli sembrava intenzionata a ricorrere alla Corte di appello e revisione penale.